Il diadema dell’imperatrice, da Joséphine a Elisabetta II

Diadema

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Il diadema dell’imperatrice

Può sembrare paradossale ma Sua Maestà Elisabetta II deve il gioiello simbolo della propria immagine ufficiale e pubblica a colui che, per un ventennio, è stato il più grande nemico dell’Inghilterra.

È Napoleone, autoproclamatosi imperatore e quindi all’affannosa ricerca di splendore e sacralità, a introdurre nella sua nuova corte l’uso femminile del diadema, ma la storia di questo accessorio risale all’antichità cioè quando, prima i greci e successivamente i romani, iniziano a ornare la fronte dei loro eroi, degli atleti e dei guerrieri vittoriosi con rami di piante sacre agli dei.

Il diadema nel mondo classico

Comunque, poiché nel mondo classico tutto deve essere ricondotto a una divinità, sarebbe stato Dioniso, il Bacco dell’Olimpo di Roma, a inventare un ornamento per la testa chiamato diadema dal greco “diadein”, ovvero legare.

In realtà anche altre presso civiltà vigeva l’uso di cingere la testa nastri ornati di fiori e foglie ma sono i popoli ellenici a dare un senso preciso a questo gesto: il diadema diventa emblema della gloria e di onore specie se intrecciato con le foglie degli alberi come il lauro, l’acanto, l’olivo, ma anche la quercia sacra a Zeus, l’edera emblema di Dioniso o le spighe di grano di Demetra. Si tratta di un dono venuto dall’alto quindi è una sorta di consacrazione agli dei.

Diadema dell'imperatrice

Il diadema dell’imperatrice – dettaglio de “Le Sacre” di David

Con Alessandro il Grande, che si ispira ai re persiani, il diadema si trasforma nel simbolo della dignità regale quindi il cerchietto o la ghirlanda diventano d’oro.

Nella Roma imperiale il diadema, che si arricchisce di pietre preziose, rappresenterà il potere assoluto legandosi indissolubilmente all’immagine dell’imperatore e dell’imperatrice.

Dopo la caduta dell’Impero romano l’ornamento sparisce del tutto per ricomparire solo alla fine del XVIII secolo quanto tornano di moda le antichità classiche in tutti i campi dall’architettura alla moda. Lo stile, la simbologia e gli elementi sono mutuati dall’arte greco-romana ma vengono riprodotti con materiali preziosi, il diadema diventa così la traduzione in gioielleria del neoclassicismo e poi del fastoso stile Impero.

Il diadema dell’imperatrice

Il 2 dicembre 1804 a Notre Dame tutte le signore dell’entourage imperiale, Joséphine, le sorelle e le cognate di Napoleone e le mogli dei marescialli, indossano un diadema e grazie a Jacques Louis David, che immortala nel suo celebre ed immenso dipinto l’attimo in cui Bonaparte consacra Joséphine, conosciamo molti dettagli di questi strepitosi gioielli che fanno splendere di mille luci l’era napoleonica.

Diadema dell'imperatrice

Il diadema dell’imperatrice – dettaglio del ritratto di Gérard

Al còrso mancano le credenziali dinastiche dei predecessori quindi la sua legittimazione passa anche attraverso la costruzione della propria immagine e quella della sua corte anche attraverso la politica dell’apparire. Il diadema, emblema del potere allo stesso modo della corona, si copre di diamanti per affermare preminenza sociale, ispirare reverenza e rispetto; non è più soltanto un ornamento prezioso, ma indica il livello sociale di chi lo indossa.

Tutte le mode dell’epoca partono dalla Francia imperiale quindi anche l’uso del diadema si estende rapidamente alle altre corti europee e viene adottato con entusiasmo da regine, principesse e dai membri femminili dell’aristocrazia.

Elisabetta II, al contrario ad esempio delle regine di Svezia e Danimarca, non possiede diademi di origine imperiale, ma in ogni caso deve a Napoleone l’aver riportato in auge questo bellissimo ornamento e ai gioiellieri francesi tanti splendidi gioielli poi abbondantemente copiati in Europa.

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