L’infanta Eulalia e Giovanni Boldini, il mistero del ritratto.

Eulalia e Giovanni Boldini, un’infanta di Spagna e un artista di provincia che ha fatto fortuna a Parigi. La zia di Alfonso XIII e il pittore ferrarese si incontrato nel 1898 per un ritratto dietro al quale si cela un mistero. Boldini, all’epoca pittore di gran moda fra le signore eleganti, ritrae la zia del re di Spagna e l’incontro artistico fra i due è, apparentemente, un successo. L’infanta posa nello studio parigino del ferrarese e, ancora una volta, Boldini è abile nel cogliere le qualità individuali e umane della sua modella. Eulalia è un personaggio un po’ sui generis e gli illustri natali non sono l’unico motivo di notorietà; l’infanta è famosa per essere intelligente e anche uno spirito molto libero con un’autonomia di pensiero e di azioni insoliti per una dama dell’alta società o dei circoli reali. Boldini riesce a guardare nell’animo della donna e realizza un dipinto davvero poco convenzionale.
Eulalia e Giovanni Boldini, un ritratto non convenzionale
Eulalia, figlia minore della regina Isabella II e (almeno ufficialmente) del consorte don Francesco di Borbone duca di Cadice, veste un abito alla moda e indossa molti gioielli fra cui bellissime perle ma l’elemento in maggiore evidenza è il suo atteggiamento: l’infanta guarda lo spettatore dritto negli occhi, senza ombra di timidezza o ritrosia. Questo artista di provincia che a Parigi tutti si contendono ha colto nel segno, la donna è audace, decisa, insofferente delle costrizioni del suo rango, però nello stesso tempo ben felice di poterne godere tutti i privilegi.
L’infanta Eulalia e Giovanni Boldini, il mistero del ritratto
Il dipinto sembrsa molto riuscito e il soggetto parecchio somigliante pur nella rilettura di Boldini che tende a trasformare le “sue” donne in esseri un po’ sovrannaturali, circonfusi di luce e di un’aura un po’ speciale. Il catalogo della mostra dedicatata a Boldini nel 2015 dice che il ritratto era stato deciso a Saint-Moritz nell’estate del 1898 e viene completato entro l’anno; l’Infanta posa nello studio parigino dell’artista indossando un abito acquistato dallo stesso Boldini in un atelier di rue Cambon. Eulalia infatti si era presentata vestita di nero e nonostante lunge ed estenuanti sedute il pittore non riusciva ad essere soddisfatto dell’effetto complessivo, mentre il pizzo bianco ravvivato da leggeri tocchi di viola sono perfetti per conferire alla donna tutta la sua dignità regale. Sempre il catalogo della mostra del 2015 ricorda che l’opera è stata accolta con grande interesse all’Esposizione Universale del 1900 e l’anno seguente ottiene “l’entusiastica approvazione” di Robert de Montesquiou: “un’Altezza la cui indipendenza di spirito e il senso critico, pari a una doppia eredità, han saputo discernere tra i ritrattisti viventi il Maestro la cui arte doveva sopra ogni altro assicurare nel contempo vita duratura alla lontana nipote del re Sole e alla graziosa sorella delle modelle di Velasquez”.
Eulalia e Giovanni Boldini, un ritratto misterioso
Se è stata Eulalia a commissionare il ritratto per quale motivo il dipinto oggi è nel Museo Giovanni Boldini di Ferrara? Il museo ferrarese conserva tutte le opere rimaste nell’atelier dell’artista quindi il dipinto non è stato mai consegnato alla committente, oppure è stato consegnato e non le è piaciuto e l’ha rispedito al mittente. Forse invece l’infanta si è “dimenticata” di pagare (come accadeva spesso alla madre) e il pittore si è tenuto l’opera? Ma potrebbe anche essere accaduto che Boldini, talmene entusiasta del ritratto, abbia deciso di non volersene separare, come accaduto con la “Signora in rosa”.
Certo potrebbe anche essere stato venduto dagli eredi di Eulalia finendo poi al museo per una donazione o un acquisto da parte dell’istituzione ferrarese. Ma se così non fosse perché questo bellissimo ritratto non è mai arrivato alla committente? Un piccolo mistero che non è certo né il primo, né l’ultimo quando si parla di storia dell’arte.
Tante domande alle quali nessuno ha potuto o voluto dare una risposta. Ho chiesto notizie precise nel momento esatto in cui ho visto il ritratto a Ferrara, ho domandato ai curatori del museo, all’assessorato alla Cultura del Comune, ho scritto mail, ho cercato numeri telefonici, rimpallata all’uno o all’altro dei funzionari e degli impiegati comunali, ho contattato i curatori della grande mostra monografica di Forlì, ho chiesto di parlare con gli autori del catalogo, ho inviato altre mail e fatto altre telefonate. Zero risposte e anche un po’ di fastidio per questa domanda così “strana”. Eppure la vicenda del ritratto di Eulalia è curiosa e andrebbe esplorata a fondo anche perché i suoi discendenti – i duchi di Galliera – potrebbero ancora avere nell’archivio familiare dei documenti legati a questa vicenda. Ringrazio comunque Raffaella Garetti che ha coinvolto in una discussione su Facebook l’amica Emanuela Mari la quale mi ha fornito alcune ulteriori chiavi di lettura dell’opera. Grazie anche a Luca Leoni per avermi segnalato la nuova mostra dedicata all’artista.
Eulalia e Giovanni Boldini
Negli ultimi anni a Boldini sono state dedicate diverse esposizioni e la più recente – che raccoglie i capolavori di due musei – è quella attualmente in corso al GAM di Milano fino al prossimo 17 giugno ma il ritratto di Eulalia purtroppo non c’è.
Insomma anche il bellissimo dipinto è parte dell’enigma che circonda la vita di questa donna ribelle e contraddittoria la cui nascita è anch’essa un mistero. Eulalia stessa ammette infatti di non sapere con assoluta certezza chi sia il suo vero padre visto che sua madre Isabella è sposata con un uomo notoriamente omosessuale. Nonostante ciò l’Infanta percorre la sua lunga esistenza con una sicurezza che la fa detestare persino dalla famiglia e, in particolare, dalla sorella maggiore Isabella, rigida, autoritaria e conservatrice, la quale non ne sopporta il carattere aperto. Intrappolata giovanissima in un matrimonio di sicuro insuccesso con il cugino Antonio d’Orléans (che non solo la tradisce apertamente, ma sperpera quasi tutto il suo consistente patrimonio) Eulalia si separa presto facendo scoppiare il primo vero grande scandalo della sua vita.
Eulalia e Giovanni Boldini
Molti altri ne seguiranno. L’Infanta critica apertamente la monarchia, con le sue regole e costumi ancestrali, sfida la società benpensante e il re con un libro pubblicato a Parigi nel 1911, nel quale espone le sue idee d’avanguardia (emancipazione della donna, uguaglianza fra le classi sociali, utilità del divorzio) e racconta senza peli sulla lingua diverse vicende private della famiglia reale. Il nipote Alfonso XIII, che le aveva chiesto di leggere il manoscritto, ovviamente si infuria e per dieci anni le proibisce di rimettere piede in Spagna. Anche i viaggi sono occasioni di polemiche e scontri con la famiglia. Nel 1892 viene spedita a Cuba e negli Stati Uniti per le celebrazioni del quadricentenario della scoperta dell’America e da questa visita torna convinta che oltreoceano c’è una grande potenza alla quale è difficile opporsi. Si schiera quindi apertamente contro la guerra ispano-americana che scoppia alcuni anni dopo e nel frattempo trova il modo di appoggiare i ribelli cubani dei quali riconosce le buone ragioni. Moglie insoddisfatta e infelice, Eulalia pare abbia mantenuto un legame segreto e molto intenso con l’unico vero amore della sua vita, il re del Portogallo, Carlo I, respinto dalla ragazza per timore di finire rinchiusa nella gabbia dorata di una corte. Persino i due figli seguono, seppure in modo diverso, le orme della madre e finiscono esiliati, il minore Luis perché coinvolto nella morte di un ragazzo avvenuta durante un’orgia omosessuale, il serissimo e studioso primogenito Alfonso, in conseguenza del matrimonio, celebrato senza il consenso del re, con una principessa protestante e nipote della regina Vittoria. Alfonso XIII chiama Eulalia “l’Infanta repubblicana”, ma come lei spiega ampiamente «in una corte fatta di persone troppo ossequiose, non tenere gli occhi chiusi davanti alla realtà del Paese o non avere un morso dentro alla bocca, significa essere repubblicani».