Vittorio Emanuele III e la regina Elena traslati nel santuario di Vicoforte

La regina Elena e re Vittorio Emanuele III sono tornati in Italia. Venerdì 15 dicembre le spoglie mortali della regina Elena, morta il 18 novembre 1952 a Montpellier e sepolta nel cimitero cittadino, sono state deposte nel santuario di Vicoforte nei pressi di Mondovì nel Cuneese. Domenica 17 dicembre un aereo militare ha riportato in Italia anche la salma di re Vittorio Emanuele III (traslata dalla cattedrale di Santa Caterina ad Alessandria di Egitto) che è stata deposta in un sacofago sistemato a fianco di quello destinato alla moglie. Le agenzie stampa riferiscono che ad Alessandria erano presenti familiari e l’ambasciatore italiano al Cairo Giampaolo Cantini.
L’inumazione dei resti dei sovrani a Vicoforte è avvenuta nel massimo riserbo e solo sabato 16 dicembre il rettore della basilica, don Meo Bessone, che il 15 dicembre ha celebrato il rito della preghiera per l’inumazione della regina Elena, aveva fatto sapere che a Vicoforte erano attesi a breve anche i resti di re Vittorio Emanuele III. Il re e la regina riposano nella Cappella di San Bernardo nota anche come mausoleo del duca Carlo Emanuele I, che vi è sepolto, e che sostenne l’inizio della costruzione del santuario tra il 1596 e l’inizio del Seicento.
La notizia, mantenuta segreta, è rimbalzata dalla stampa locale ai media nazionali ma non tutti i discendenti sembrano soddisfatti per la scelta del luogo e per il segreto di cui è stato circondato l’evento. Soltanto la principessa Maria Gabriella di Savoia ha ringraziato il presidente Mattarella per aver consentito il trasferimento in Italia dei resti della nonna e si augura «che il ritorno in Patria della Salma di Elena di Savoia, la Regina amata dagli italiani, concorra alla composizione della memoria nazionale nel 70° della morte di Vittorio Emanuele III (28 dicembre 1947) e nel Centenario della Grande Guerra».
Già nel 2013 il principe Amedeo di Savoia aveva fatto sapere che Vicoforte poteva essere una scelta appropriata, mentre il pronipote Emanuele Filiberto ha espresso il suo dissenso in uno stringato lancio su Twitter.
Sconvolto e amareggiato per la scelta del luogo ritenuto non idoneo ad accoglie le tombe della sovrana anche un altro pronipote dei sovrani il principe Sergio di Jugoslavia, figlio della principessa Maria Pia, presidente dell’associazione internazionale Regina Elena. Al Corriere della Sera il principe ha spiegato che il bisnonno Vittorio Emanuele III e suo nonno Umberto II si stanno sicuramente rivoltando nella tomba perché i re e le regine d’Italia devono riposare a Roma, al Pantheon. Sergio inoltre afferma che in famiglia nessuno era al corrente della decisione, né sua madre Maria Pia, né lo zio Vittorio Emanuele o il cugino Emanuele Filiberto.
Secondo quanto riportato dall’Ansa alcuni membri della famiglia, insoddisfatti per la scelta di portare re Vittorio Emanuele III e la regina Elena a Vicoforte e non al Pantheon, si preparano a una battaglia legale. Nella giornata di domenica 17 dicembre il principe Vittorio Emanuele ha fatto sapere che il giorno seguende andrà a rendere omaggio alla tomba dei nonni insieme alla moglie, al figlio, alla sorella Maria Pia e al nipote Serge.
Del rientro delle salme del re e della regina si è iniziato a parlare nel 2011, anno a cui risale la richiesta dei discendenti dei sovrani morti in esilio. Istanza poi reiterata nel 2013 con la dichiarata disponibilità del vescovo di Mondovì, monsignor Luciano Pacomio.
La notizia del rientro in Italia delle spoglie della regina Elena, evento atteso da 65 anni, mi ha colto di sorpresa e ha suscitato in me diverse riflessioni. Nonostante il positivo ritorno in patria la questione a mio modo di vedere è tutt’altro che definitivamente risolta. Il luogo deputato ad ospitare le salme dei re d’Italia e delle loro consorti è, per decisione presa dal governo nel 1878 e accettata da Umberto I, il Pantheon di Roma. Al momento quindi si è ancora lontani da quello che sarà finalmente un atto di giustizia e di presa coscienza della nostra storia come stato unitario. Più ci penso e più mi rendo conto che la scelta del santuario di Vicoforte non è stata casuale. La basilica, capolavoro del barocco, fu pensata inizialmente come mausoleo dei Savoia e oggi ospita il sepolcro del duca Carlo Emanuele I. Secondo me non si è optato per Superga, custode delle tombe reali della dinastia, perché avrebbe avuto un senso di definitivo che invece una soluzione come quella di Vicoforte non può dare. Male a mio modo di vedere il silenzio e il segreto con cui è stato trattato l’argomento, dandone notizia solo a fatti compiuti. È stato fatto per permettere il rientro anche di Vittorio Emanuele III dall’Egitto dove ogni giorno rischia la profanazione? O è una scelta imposta alla famiglia reale da una repubblica che non voleva partecipazione popolare al ritorno di una sovrana che tanto ha fatto per gli italiani e che non è mai stata dimenticata? La nostra repubblica sotto questo aspetto si dimostra immatura e incapace di fare la pace col passato, caso praticamente unico nell’Europa odierna. Pur considerando Vicoforte una soluzione non definitiva non si può dimenticare che all’estero ci sono ancora Vittorio Emanuele III, il cui rientro sembra però imminente, e Umberto II con Maria José. Un’ingiustizia che perdura da decenni mentre il dittatore Mussolini riposa in pace nel suo mausoleo di Predappio dal 1956. Si dirà facciamo un passo alla volta, andiamo per gradi e meglio di niente, forse è la via più saggia; tuttavia uno stato serio che non ha paura del proprio passato avrebbe affrontato pubblicamente la faccenda spiegando sui media le ragioni del gesto e optando direttamente per il Pantheon in un’ottica di pacificazione nazionale chiudendo un capitolo di storia che inspiegabilmente continua invece a restare aperto. Spero quindi che questo sia solo un piccolo gesto in previsione della fine della damnatio memoriae e della futura traslazione al Pantheon a Roma dove è giusto che riposino definitivamente tutti i sovrani d’Italia.
Alessandro Sala