Castel Savoia: le vacanze valdostane della regina Margherita

Castel Savoia

Castel Savoia è stato per molti anni il rifugio valdostano della regina Margherita che era una grande appassionata di alpinismo e amava moltissimo le montagne intorno a Gressoney. In questo luogo isolato fra le cime il ricordo della prima regina d’Italia è ancora molto forte   

Gressoney, per essere precisi Gressoney-Saint-Jean, perché due sono in realtà i comuni ai piedi del Monte Rosa con questo nome, per gli amanti dei royal come noi significa Castel Savoia, ovvero regina Margherita.
Dopo circa un anno di ipotesi e progetti siamo finalmente riusciti a ritrovarci in montagna e salire fino ai quasi 1400 metri di altitudine della dimora reale. Naturalmente siamo stati fortunatissimi col meteo e ci siamo presi uno dei weekend più freddi di settembre, con un clima degno di novembre inoltrato.
La valle, oggi frequentata prettamente da alpinisti e sciatori, è insieme al comune di Sarre la località più sabauda dell’intera regione. Per noi con l’occhio allenato è stato impossibile non notare che nei cartelli in legno i nomi delle varie frazioni sono circondati da un motivo a nodi Savoia, testimonianza del buon ricordo che i valligiani hanno conservato della sovrana che tanto amava questi luoghi.

Castel Savoia, rifugio della regina Margherita

La villa del barone Peccoz oggi sede del Municipio di Gressoney

La passione della regina Margherita per queste montagne, frequentate da suo padre Ferdinando duca di Genova negli anni giovanili, nasce nel 1889 quando per la prima volta viene ospitata dal barone Luigi Beck Peccoz, nobile del luogo. Il primo soggiorno ha successo e la sovrana decide di tornare abitualmente ogni anno d’estate facendo diventare la località la sede delle sue vacanze valdostane, al contrario del marito, re Umberto I, che predilige le caccie in alta quota sul massiccio del Gran Paradiso con base al Castello Reale di Sarre.
Il barone, in omaggio alla sovrana, cambia il nome della sua residenza in Villa Margherita e ogni anno con galanteria al suo arrivo con la corte si trasferisce in una dimora di famiglia secondaria, situata nella borgata di Staffal.

Castel Savoia e Margherita

A sinistra Margherita e Umberto fotografati esattamente nel luogo dove sarà costruito il castello; a destra la regina all’uscita della Messa a Gressoney

Castel Savoia, il buen retiro della regina

Margherita si trova particolarmente a suo agio con i Beck Peccoz ma anche con la popolazione locale, i Walser, gruppo etnico di origini svizzero-tedesche che le ricordano le origini teutoniche della madre Elisabetta di Sassonia. Spesso la si vede a messa nella parrocchiale Gressoney-Saint-Jean o a passeggio intenta a chiacchierare con la gente del posto o con indosso il costume tipico delle donne della valle. Non solo, la sovrana ama particolarmente raggiungere le vette che la circondano e praticare ascensioni in alta quota fino a raggiungere i ghiacciai del Rosa. Il 18 agosto 1893 è lei in persona ad inaugurare quello che ancora oggi è il rifugio più alto d’Europa, la Capanna Regina Margherita situata a 4559 metri di altitudine. Proprio un’escursione tra i ghiacci nel 1894 risulta però fatale all’amico Peccoz, che in cordata con la regina viene improvvisamente colto da un infarto dall’esito mortale.

L’inaugurazione del rifugio “Capanna Regina Margherita” sul Monte Rosa, la regina è al centro con le sue dame

Da questo tragico episodio Margherita ne esce molto scossa e decide, forse ritenendosi anche in parte responsabile dell’accaduto, di porre fine alle sue scalate tra le cime. Tuttavia le vacanze valdostane non si interrompono e nel 1899 re Umberto decide di donare alla moglie una residenza personale a Gressoney. Il sovrano però, ucciso a Monza nel 1900, non riesce a vedere la fine della costruzione di quello che prende il nome di Castel Savoia. Inaugurato nel 1904, immerso in una pineta, richiama un’atmosfera fiabesca con le sue torri e le sue architetture che su disegno dello Stramucci fondono lo stile Neogotico al Liberty. Per volere della Casa Reale vengono usate maestranze e artigiani del luogo e materiali autoctoni: la pietra con cui è edificato il castello infatti proviene da una frazione poco più a valle e il legname è ricavato dalle foreste circostanti. Tradizione e modernità sono il motto di Margherita, pertanto la costruzione viene dotata di tutti i confort moderni: ogni camera da letto ha il suo bagno personale e un guardaroba, l’impianto elettrico è avveniristico, il piano terra sembra l’antenato degli attuali open space, la presenza dei termosifoni rende i camini un puro elemento decorativo e non mancano le prime porte scorrevoli.

Castel Savoia, sala da pranzo

Il camino della sala da pranzo

Durante la visita, attraversando i vari ambienti non si può non rimanere affascinati dalle numerosissime decorazioni che richiamano la dinastia e i suoi simboli araldici. Il motto FERT, le margherite, i nodi, gli stemmi, il blu Savoia e i richiami al tricolore tappezzano letteralmente ogni angolo della dimora. Le onnipresenti armi dei sovrani spiccano particolarmente sul camino della sala da pranzo, forse il più bello di tutti. Sopra la cornice in pietra campeggiano gli stemmi del re e della regina; quello di Margherita è particolare, in una forma a rombo circondata dai nodi simbolo della dinastia si notano le due croci bianche in campo rosso. Questo a rimarcare, come spesso faceva orgogliosamente notare, che la sovrana è una doppia Savoia, per nascita e per matrimonio.

Castel Savoia, dettagli

Castel Savoia e la regina Margherita

Al primo piano la visita prosegue poi negli appartamenti privati, dove oltre alle camere di Margherita si trovano quelle del figlio Vittorio Emanuele III e della moglie Elena, inizialmente pensate per il marito, e in posizione privilegiata quelle del nipote prediletto, il futuro Umberto II.
Fatto curioso, l’attuale biglietteria è situata in un edificio non distante dal castello che in origine era adibito e pensato per le cucine. La sovrana infatti non volendo sentire odori nella sua sala da pranzo le fa costruire esterne, collegandole alla dimora con un tunnel sotterraneo munito di carrello su rotaia in modo da trasportare e mantenere calde le vivande fino alla tavola.
Dopo l’ultima estate trascorsa a Castel Savoia la regina muore nel gennaio del 1926 a Bordighera e il figlio, nuovo proprietario della dimora, la vende a un industriale milanese, la cui famiglia dopo aver disperso gli arredi nel 1981 la cede alla Regione Autonoma Valle d’Aosta che provvede ad aprirla al pubblico.


Pur essendo solo parzialmente arredata il castello ci ha trasmesso la sensazione di una vera e propria casa, intima e accogliente, rifugio sicuro dove staccare dalla vita ufficiale e dagli impegni istituzionali del Quirinale, costruita per liberare la mente e dedicarsi a hobby e passioni.
Ci ha fatto piacere poi notare dalle parole della guida tutto l’affetto che ancora oggi i valligiani di Gressoney provano per la prima regina d’Italia, a cui devono tra l’altro lo sviluppo turistico di queste località.
Dobbiamo infine ringraziare le nostre metà, Francesca e Benedetta, che non solo ci hanno accompagnato ma anche supportato e sopportato insieme per tutto il weekend, durante il quale siamo stati un po’ monotematici.

Alessandro Sala
Michele Tartarini

La regina Margherita ritratta con indosso il costume delle donne di Gressoney e le immancabili e amatissime perle

PS: per gli amanti dello sci e dei royal nel comprensorio del Monterosa Ski non può mancare una sciata a Punta Jolanda o una passeggiata fino alla Punta della Regina.

Gli orari di Castel Savoia li trovate qui –> http://www.lovevda.it/it/banca-dati/8/castelli-e-torri/gressoney-saint-jean/castello-savoia/873

Copyright foto: Michele Tartarini e Alessandro Sala

Castel Savoia, soffitti

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