TheCrown su Netflix, impressioni con spoiler

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Ho visto TheCrown su Netflix in pochissimi giorni a botte di tre puntate alla volta e devo ammettere che sui titoli di coda della decima e ultima, mi sono domandata “e adesso, come farò senza e soprattutto quando arriverà la seconda stagione? Mica ci faranno aspettare un anno intero?”. Tutto questo nonostante diverse perplessità e molti aspetti decisamente sopra le righe per non dire esagerati o addirittura sgradevoli. Quindi se non l’avete ancora visto e volete che sia una totale sorpresa – ovviamente la storia è quella, ma ci sono dei particolari da scoprire – non leggete, altrimenti andate avanti e se vi fa piacere alla fine ditemi qual è stata la vostra impressione complessiva su questa fiction dedicata alla vita della nostra amata Elisabetta II.

Dimenticate Downton Abbey

Inizio dicendo una raccomandazione che sembra banale ma è invece fondamentale: dimenticate Downton Abbey. D-I-M-E-N-T-I-C-A-T-E quello stupendo, magnifico, intrigante, travolgente “period drama” che ci ha tenuto compagnia per sei stagioni e del quale siamo tutti disperatamente orfani. Dimenticate la sceneggiatura e i dialoghi in punta di penna dello straordinario Julian Fellowes, dimenticate la famiglia Crawley, dimenticate Meggie Smith e anche tutti gli altri. Certo, siamo rimasti in Inghilterra e neanche tanti anni dopo, ma TheCrown è una coproduzione e c’era da accontentare anche il pubblico americano con un po’ di erotismo e scene truci tipo CSI, quindi via con le natiche nude del duca di Edimburgo, mostrate per ben due volte (tanto per chiarire che la giovane Lilibet, caruccia ma non proprio splendida splendente, si è messa nel letto un fico pazzesco), l’intervento chirurgico di re Giorgio VI compreso un pezzo di polmone sanguinolento avvolto nella carta di giornale, l’imbalsamazione del fu sovrano e con la monta del cavallo che da campione delle corse diventa un super stallone da riproduzione… per citarne solo alcune.

Comunque a parte questo altri dettagli mi sono sembrati un po’ – tanto – stonati fra cui, in particolare, l’aspetto fisico, cioè la non somiglianza, di alcuni personaggi chiave in particolare Giorgio VI interpretato da un Jared Harris che nulla aveva dell’emaciato sovrano, sfinito dalla tensione e provato dai duri anni di guerra, e Margaret che nella realtà era si molto carina, ma piccola di statura. Così così la Queen Mum, un tantino inconsistente, molto petulante, vestita e pettinata come una casalinga degli anni ’30, mentre è noto quanto la madre di Elisabetta tenesse allo stile e alla forma. Per questo è altamente improbabile la scena di lei in vestaglia a fiori davanti alla tv poiché la vedova di Giorgio VI indossava un abito da sera anche quando cenava da sola.

TheCrown ha anche un eroe negativo – e come fare sennò? – che non è il povero Edoardo VIII, ex re un po’ attaccato al denaro, sicuramente pentito della sua scelta e decisamente lucido nei giudizi e nelle valutazioni. La personalità oscura che percorre e tormenta tutte le dieci puntate è il marito della regina; Filippo si mostra di volta in volta, viscido, losco, tormentato, infuriato, offeso, amareggiato, scontento, annoiato, presumibilmente fedifrago ma soprattutto ferito nella sua maschia autorità di capo della famiglia. E a Matt Smith hanno spiegato che tutto questo tormento interiore/perfidia la può esternare mostrando un volto corrucciato e inclinando la testa di lato, con il risultato finale che il duca di Edimburgo (un uomo che nella realtà dei fatti ha vinto un terno al lotto) pare avere sempre un forte torcicollo.

Come i lettori del blog sanno (e chi non lo sapesse può leggere qui e qui) lord Mountbatten è il mio eroe e purtroppo da questa prima parte della serie esce molto male. Punti di vista e storiografia molto pro Churchill che lo detestava, però almeno potevano ambientare le scene che lo riguardano con maggiore precisione. Broadlands è un’elegante e sobria dimora neoclassica sia fuori che dentro, quindi che c’entra il salone da pranzo neogotico?

Ad ogni modo, superate le prime due difficili puntate un po’ oscure (per non dire dark), lente, un po’ didascaliche e un tantino pesanti, passato lo shock per un Giorgio VI che (purtroppo) non è Colin Firth (e neanche Rupert Everett) e per la Queen Mum casalinga, TheCrown prende, eccome se prende.

Dieci motivi per cui dovete assolutamente vedere TheCrown

1 – perché Claire Foy, l’attrice che dà il volto a Elisabetta nelle prima parte di TheCrown, si cala nella parte puntata dopo puntata e alla fine è davvero “Gloriana”; le espressioni, gli sguardi, il modo di camminare e di tenere mani sono quella della regina. Una prova difficile che la Foy ha superato brillantemente;

2 – perché i costumi sia maschili che femminili di TheCrown sono splendidi e il tocco britannico si vede. Ci siamo abituati bene con le serie made in UK, da Poirot a Downton Abbey e anche stavolta non si sono smentiti. Per chi ama il vintage e la moda anni ’40-’50 questa serie è un’occasione imperdibile. La prima stagione inizia nel 1947, alla vigilia delle nozze tra Elisabetta e Filippo, e le signore sfoggiano gonne a ruota, camicette avvitate, romantici abiti da sera e il must delle passeggiate in campagna è il foulard legato intorno alla testa. D’altronde la costumista è Michele Clapton, la stessa di Game of Thrones. Molto accurati anche i gioielli, che nella storia hanno un ruolo importante, però ho rilevato alcune imprecisioni sull’uso di alcuni diademi (tipo la tiara della granduchessa Wladimir e i diademi di Margaret) ma trovate l’analisi accurata e completa qua, qua e qua;

3 – perché la colonna sonora di TheCrown è molto bella e le scelte classiche, Mozart in testa, sono perfette. Si insomma hanno voluto vincere facile come nel Discorso del re e con Wolfgang Amadeus è difficile sbagliare;

4 – perché è impossibile non ammirare la bravura degli attori inglesi (no vabbè ma io lo sapevo dato che sono una fan di Poirot con David Suchet) da Alex Jennings nei panni del duca di Windsor ad Harry Hadden-Paton come Martin Chatteris. Bravissimo Pip Torrens che è stato un Tommy Lascelles meravigliosamente rigido a Ben Miles che ha dato il suo volto al group captain Peter Townsend, tormentato il giusto, sfuggente ma alla fine conquistato dalla giovane figlia del suo re.

5 – perché si può giocare a riconoscere gli attori già visti altrove: per esempio Jennings (il duca di Windsor) è stato Carlo in “The Queen”, Chatteris è Bertie Pelham il marito di lady Edith in Downton Abbey, mentre Jeremy Northam che in TheCrown veste gli abiti di Antony Eden è Mr Knightley l’uomo che alla fine sposa Gwineth Paltrow in “Emma”;

6 – perché in questo caso la storia è scritta e non ci sono grandi colpi di scena causati dall’abbandono delle star – io mi devo ancora riprendere dalla morte di Matthew Crawley – o dalla produzione che decide di cambiare le carte in tavola per questioni di audience;

6 – perché non c’è niente da fare le storie reali sono sempre affascinanti, vedi gli Oscar a “The Queen” e al “Discorso del Re”;

7 – perché, parafrasando Stephan Zweig, anche la vita di Elisabetta II è stata “involontariamente eroica”. Elisabetta riceve in eredità la corona, non la cerca, forse neanche la desidera e deve imparare da giovanissima a calarsi in un ruolo che, dice «tutti credono di poter svolgere meglio di me». Per lei il trono è un dovere che mette a rischio il rapporto con il marito Filippo la costringe e confrontarsi con le asprezze e gli intrighi della politica.

8 – perché nella versione in lingua originale – su Netflix la serie si può vedere sia doppiata che con in inglese con i sottotitoli in italiano – le voci dei personaggi principali sono straordinariamente somiglianti;

9 – perché tutto sommato gli sceneggiatori si sono presi poche licenze (vedi I Medici per i quali è accaduto esattamente il contrario);

10 – perché The Queen è sempre The Queen.

 

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