Il cinquecentenario di Leonardo da Vinci e le ragioni di un dipinto

Cinquecentenario di Leonardo da Vinci

Il cinquecentenario di Leonardo da Vinci  è ormai alle porte e nonostante il grande artista abbia a lungo lavorato per Ludovico il Moro e sia l’autore di un intenso ritratto a sanguigna di Isabella d’Este (mai tramutato in un dipinto poiché la marchesana non era proprio la sua committente ideale) gli ultimi anni di vita del genio fiorentino sono collegati a un altro re, Francesco I che lo accolse alla sua corte dandogli finalmente un approdo sicuro. A collegare i due personaggi c’è anche un dipinto che racconta un fatto idealmente vero ma nella realtà del tutto leggendario: la morte di Leonardo avvenuta, narra il Vasari, fra le braccia del giovane sovrano.

Cinquecentenario di Leonardo da Vinci

Scrive Giorgio Vasari in conclusione delle pagine dedicate al genio del Rinascimento nel Capitolo primo, parte terza delle sue “Vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti”: “Finalmente venuto vecchio, stette molti mesi ammalato…Sopragiunseli il re che spesso et amorevolmente lo soleva visitare; per il che egli per riverenza rizzatosi a sedere sul letto, contando il mal suo e gli accidenti di quello mostrava tuttavia quanto aveva offeso Dio e gli uomini del mondo, non avendo operato non avendo operato nell’arte come si conveniva. Onde gli venne un parossismo messaggero della morte. Per la qual cosa rizzatosi il re e presoli la testa per aiutarlo e porgerli favore, acciò che il male lo alleggerisse, lo spirito suo, che divisissimo era, conoscendo non poter avere maggiore onore, spirò in braccio al quel re nella sua età di 75 anni”. È il 2 maggio 1519 e da quasi tre anni uno degli uomini simbolo del Rinascimento italiano, vive in Francia, nel Clos Lucé, un piccolo edificio nel recinto del castello reale di Amboise sulla Loira.

Cinquecentenario di Leonardo da Vinci

Tre anni prima Leonardo, rimasto senza appoggi e committenti, aveva accettato l’offerta del giovane e brillante re di Francia, Francesco I il quale, cresciuto con il mito culturale dell’Italia (e anche con l’idea di riprendersela in quanto lui e la moglie Claudia di Francia, discendenti di Valentina Visconti), ci tiene moltissimo ad avere alla sua corte un uomo di tale fama e ingegno. In realtà Leonardo non è in buona salute e a causa del braccio paralizzato non riesce più a tenere in mano il pennello, però è soprattutto il valore simbolico dell’individuo a interessare il sovrano. Francesco I assegna all’artista una confortevole pensione di mille scudi, lo nomina “primo ingegnere, primo pittore e primo architetto del re” e mette a sua completa disposizione il Clos Lucé. Il re di Francia ammira moltissimo Leonardo e si lega profondamente a quest’uomo anziano e geniale che chiama “mon père” e a cui dice “qui sarete libero, di pensare, sognare, lavorare”.  L’artista, che per tutta la sua vita ha vagato per le corti e le signorie in un’Italia divisa e spesso messa a ferro e a fuoco dagli eserciti stranieri, trova finalmente la pace e la serenità e può elaborare nuovi progetti fra cui quello che ispirerà il nuovo castello voluto da Francesco I e poi diventato il simbolo del suo regno: il magnifico, suggestivo e misterioso Chambord la cui costruzione inizia proprio nel 1519.

La tradizione secondo la quale Leonardo muore fra le braccia di Francesco I deriva probabilmente dalla trascrizione letterale di un epitaffio, riportato da Vasari nella prima edizione delle Vite; l’epitaffio conterrebbe le parole “Sinu Regio” che tradotte letteralmente significano “sul petto del re”, ma potrebbero in realtà alludere, in senso metaforico, al grande affetto di Francesco I per l’artista. Fra l’altro in quei giorni la corte di Francia si trova a Saint Germain en Laye, non lontano da Parigi, dove il 31 marzo la regina ha dato alla luce il suo secondo figlio maschio, il futuro Enrico II e ci sono dei documenti datati 1° maggio che riportano come luogo quel castello, non Amboise. Infine nella lettera che Francesco Melzi, allievo e fedele assistente di Leonardo, scrive al fratello del pittore, non c’è alcun accenno alla presenza del re.

Ad ogni modo Leonardo viene sepolto ad Amboise ma la sua tomba verrà profanata durante la Rivoluzione e i resti contenuti nella sepoltura potrebbero non essere i suoi; i dipinti che si era portato in Francia (fra cui la Gioconda) saranno acquistati dal re, mentre i preziosi codici lasciati a Salai e al discepolo Francesco Melzi, finiranno con l’essere dispersi dagli eredi di questi.

Cinquecentenario di Leonardo da Vinci

Nel 1818, cioè trecento anni dopo la morte dell’artista, Pierre Louis Jean Casimir de Blacas d’Aulps, diplomatico e antiquario francese che ha fatto carriera nel periodo della Restaurazione e all’epoca è ambasciatore a Roma, chiede a Jean Dominique Ingres di dipingere una piccola opera per ricordare la scomparsa del pittore fra le braccia del re, così come narrato da Vasari. In quel periodo Ingres risiede nella Città Eterna, ospite dell’Accademia di Francia, e vive anche grazie ai ritratti e alle scene a soggetto storico che iniziano ad andare di moda e gli vengono commissionate da appassionati del genere come Blacas.

L’opera è del genere definito “troubadour” e si ispira molto liberamente a un episodio molto noto sul quale si è parecchio ricamato, quasi certamente non è vero e qui viene presentato in forma di aneddoto educativo: la morte del genio fra le braccia del re rappresenta in realtà in senso lato l’accoglienza offerta da questo re appassionato di arte al grande pittore. Ingres, che ha una notevole memoria visiva compone i suoi dipinti a tema storico facendo riferimento a opere già viste e in questo caso specifico diversi quadri celebri esposti al Louvre gli sono serviti da modello per delineare i suoi personaggi; il volto di Francesco I, ad esempio, è una trasposizione del ritratto di Tiziano del 1538.

Il dipinto che in questo ormai imminente cinquecentenario di Leonardo da Vinci riporta in primo piano una leggenda, fa parte delle collezioni del Petit Palais di Parigi ma fino al 23 giugno è al Palazzo Reale di Milano nell’ambito di una mostra dedicata ad Ingres e alla vita artistica ai tempi di Bonaparte perché all’artista, attivo anche alla corte di Napoleone, si deve uno dei più celebri e significativi ritratti dell’Imperatore.

Quanto al cinquecentenario di Leonardo da Vinci, l’eroe italiano la cui opera più nota fa parte dell’immaginario culturale francese, sarà ampiamente ricordato anche oltralpe e il giorno anniversario della morte, il 2 maggio, il presidente della Repubblica Mattarella e il presidente francese Macron saranno al castello di Amboise e al Clos Lucé, ricevuti dal principe Jean d’Orléans, ospiti della Fondation Saint Louis per una cerimonia dedicata al grande artista che proseguirà con un evento al castello di Chambord.

Al cinquecentenario di Leonardo da Vinci è dedicata anche la nuova esposizione della Queen’s Gallery che aprirà i battenti il 24 maggio e proseguirà fino al 13 ottobre. Con Leonardo da Vinci: A Life in Drawing la Royal Collection celebra i 500 anni dalla scomparsa del genio del Rinascimento mettendo mostra oltre 200 disegni appartenenti alla collezione personale di Elisabetta II.

Per approfondire i personaggi:

Francesco I, era figlio di Luisa di Savoia e marito di Claudia di Francia, ma sposa in seconde nozze Eleonora d’Asburgo.

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