Sulle orme di Diana: l’impegno di Harry da Sentebale agli Invictus Games

Ormai è molto evidente quanto sia Harry sulle orme di Diana. La madre troppo presto scomparsa gli ha lasciato in eredità la voglia di buttarsi nelle cause più difficili e lui ha raccolto il testimone con un grande entusiasmo. Harry, rispetto al fratello maggiore la cui strada è tracciata dalla nascita, ha meno responsabilità dinastiche e una maggiore capacità a lasciarsi andare. Il principe è un entusiasta che ride, scherza, gioca e si impegna sempre in prima persona dando a tutte le sue azioni quel valore aggiunto che è il peso del nulla osta reale. Sabato prossimo a Toronto Harry aprirà l’edizione 2017 degli Invictus games il progetto a cui forse tiene di più e questa volta non sarà solo questione di sport perché nella città canadese vive la donna che ama. I riflettori sono tutti puntati su questa inaugurazione per molti motivi e c’è chi dice che potrebbe essere l’occasione per una presentazione ufficiale e l’annuncio di un nuovo royal wedding. Staremo a vedere, intanto ecco la storia dell’impegno di Harry sulle orme di Diana, un nuovo post della bravissima Francesca Panseri che ci fa conoscere Harry sulle orme di Diana.
Harry sulle orme di Diana
Non so se per fortuna o per sfortuna sono stata toccata solo di striscio dalla vita (e dalla morte) della Principessa di Galles. Chi fosse Diana, nell’agosto del 1997, ancora non lo sapevo. Cioè, veramente c’erano ancora le principesse nel 1997???* Non sapevo dell’esistenza di Carlo e sapevo vagamente che il Regno Unito aveva una regina. Motivo per cui ho potuto approcciarmi all’argomento in maniera non condizionata da preferenze, sentimenti e pregiudizi. Perché questa introduzione su Diana, vi chiederete? C’entra solo parzialmente il fatto che ricorre il ventennale della morte. Diciamo che è stata un’occasione in più per riscoprire la persona che ha dato vita al futuro re del Regno Unito e anche per cercare di capire bene quale sia stata l’effettiva eredità che oggi possiamo percepire.
Personalmente ritengo che chi ne abbia seguito di più le orme sia Harry rispetto a William. William ha sposato la causa materna dei senzatetto ma per il resto conduce una vita “tranquilla” (e, aggiungo, molto “borghese” per gli standard reali) con poche (o zero) iniziative personali degne di nota. Al contrario, il fratello minore, dopo aver fatto il soldato (e niente leva, nossignori, proprio di mestiere, è pure stato in Afghanistan) e rimesso in ordine i suoi sentimenti riguardo la morte della madre, di cose importanti ne ha fatte un paio.
Harry e i bambini, sulle orme di Diana
Sulle orme di Diana: l’associazione Sentebale
Nel 2004, come tutti gli studenti benestanti che si rispettino, Harry ha intrapreso il suo gap year cioè un anno sabbatico alla fine degli studi prima di decidere cosa fare nella vita (un po’ come il viaggio di diploma italiano). Il suo viaggio ha toccato l’Australia, l’Argentina e l’Africa (anche William a suo tempo aveva trascorso il suo gap year lì). In Africa, Harry si è ferma due mesi in Lesotho e Botswana, diventando amico del fratello del re, il principe Seeiso. I due, nonostante la differenza d’età e di religione (Seeiso è cattolico come tutta la famiglia reale del Lesotho), decidono cercare di fare qualcosa per mettere in luce i problemi del regno africano. Il risultato di questo impegno è il documentario “The forgotten kingdom”. Ma i principi, entrambi secondogeniti, sentono che possono fare di più e, nel 2006, danno vita a un progetto di più ampio respiro: Sentebale. L’organizzazione opera in Lesotho e Botswana e si occupa tout court dei bambini orfani di AIDS: non fornisce solo assistenza materiale ma anche psicologica, lavorando con le associazioni locali. In sesotho (lingua del regno africano) sentebale significa ‘non dimenticarmi’ e ai due principi “sembrava un modo in cui potevamo ricordare le nostre madri, che hanno lavorato entrambe per i bambini vulnerabili e per le persone affette da AIDS.”. “Facendo questo ho sentito veramente di poter seguire le orme di mia madre e tenere viva la sua eredità” continua il principe inglese.
Harry agli Invictus Games sulle orme di Diana
Harry sulle orme di Diana: gli Invictus games
Avendo prestato servizio attivo nell’esercito britannico (della regale e britannica nonna), Harry è sempre stato vicino alle tematiche che lo riguardavano (in parte anche William, che al proprio matrimonio aveva invitato la vedova di uno dei suoi commilitoni caduto in Afghanistan), in particolare quanto riguardasse i reduci, soprattutto quelli tornati con disabilità fisiche. “Come si può riconoscere i loro successi ma non dargli simpatia?” si è chiesto Harry. L’illuminazione arriva nel 2013, di ritorno dai Warrior games, i giochi per i militari statunitensi feriti in battaglia. È in quel frangente che si rende conto di “come il potere dello sport aiuti fisicamente, psicologicamente e socialmente.”.
Il 6 marzo 2014 viene annunciata la nascita degli Invictus games che avranno luogo a Londra nel settembre dello stesso anno. La differenza con i giochi americani è che quelli patrocinati dal principe sono aperti a giocatori di tutto il mondo. Per la prima edizione arrivano infatti nella capitale del Regno Unito circa 400 atleti da 13 paesi (tra cui anche l’Italia), all’inaugurazione ci sono Harry, William, Carlo con Camilla, l’allora Primo ministro britannico David Cameron e il principe ereditario di Danimarca, Frederik. Michelle Obama dà il suo supporto inviando un videomessaggio. Credo che all’inizio gli Invictus games siano stati pensati come un evento isolato perché non c’è stata l’edizione del 2015. Ma il 14 luglio di quell’anno Harry annuncia la seconda edizione, che avrà luogo dall’8 al 12 maggio dell’anno successivo a Orlando negli USA, proprio per rimarcare il carattere internazionale dei giochi. Quest’anno è la volta di Toronto mentre nel 2018 saranno a Sidney. A parte l’edizione del 2016, si svolgono tutti tra la fine di settembre e la fine di ottobre.
“La parola ‘Invictus’ significa ‘invitto, non sconfitto’’**. Incarna lo spirito di combattimento del personale che ha servito [nelle varie armate e che è stato] ferito, danneggiato e malato e ciò che questi uomini e le donne tenaci possono raggiungere, dopo gli infortuni. I Giochi sfruttano il potere dello sport per ispirare il ripristino, sostenere la riabilitazione e generare una più ampia comprensione e rispetto per coloro che servono il loro paese.
Con gli atleti degli Invictus Games, Harry sulle orme di Diana
Questi giochi hanno messo a fuoco il carattere ‘non sconfitto’ degli uomini e delle donne di servizio e delle loro famiglie e del loro spirito ‘Invictus’. Questi giochi hanno visto ragazzi che si avvicinano alla linea di arrivo e poi si girano per applaudire l’ultimo uomo. […]. Questi giochi hanno mostrato il meglio dello spirito umano.”
Il nome nasce dalla suggestione creata dai versi del poeta inglese William Ernest Henley (1849 – 1903). Ad Henley stesso era stata amputata una gamba a circa 12 anni a causa delle complicazioni della tubercolosi ossea e la sua poesia Invictus nell’immaginario collettivo è giustamente legata a tutti quelli che lottano contro le malattie o le avversità che il corpo umano subisce.
Non a caso, il “motto” dei giochi è la quasi traduzione inglese del “Veni, vidi, vinci” cesariano, “I came, I saw, we are inconquered” (letteralmente “Sono venuto, ho visto, noi siamo non sconfitti”)
L’ultimo verso della poesia non solo è il capovolgimento del verso finale del De profundiis di Oscar Wilde (“I was no longer captain of my soul”) ma ispira anche il logo della manifestazione ed è il motore da cui parte l’impegno di Harry, lezione di attenzione agli altri che il giovane principe ha appreso dalla madre.
Francesca Panseri
** Come non pensare al Duca invitto ed eroe dell’Amba Alagi, Amedeo di Savoia, duca d’Aosta?
Foto e interviste dai siti Invictus games, Sentabale e Wikipedia
INVICTUS
Out of the night that covers me,
Black as the Pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.
In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.
Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds, and shall find, me unafraid.
It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll.
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.
INVICTUS
Dal profondo della notte che mi avvolge,
Buia come l’Abisso che va da un polo all’altro,
Ringrazio gli dei qualunque essi siano
Per la mia indomabile anima.
Nella feroce morsa delle circostanze
Non mi sono tirato indietro né ho pianto.
Sotto le bastonature della sorte
Il mio capo è sanguinante ma indomito.
Oltre questo luogo di collera e di lacrime
Incombe solo l’Orrore dell’ombra,
Eppure la minaccia degli anni
Mi trova, e mi troverà, senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto pieno di castighi [sia] lo scorrere (della vita),
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima
Su Harry del Galles un altro post di Francesca Panseri —> L’adorabile spice boy