Royal wedding: si sposa Leka II e Tirana è in festa

Domani – sabato 8 ottobre – Leka II d’Albania si sposa. Finalmente, è il caso di dirlo, vista la lunghezza del fidanzamento. A Tirana è in programma un sontuoso royal wedding e anche se la dinastia è recente e non regnante si annunciano feste, diademi e ospiti importanti. Nel blog non abbiamo mai parlato del giovane Leka II e della sua fidanzata Elia Zaharia è ora di farlo grazie a un amico e fedele lettore, Luka che ringrazio di cuore.
Gli Illiri
In un periodo molto lontano quando le divinità non si erano definitivamente ritirate nelle sommità del monte Olimpo, Uomini e Dei convivevano in un delicato equilibrio caratterizzato da una reciproca invidia, della mortalità umana per gli Dei e dell’eterna giovinezza divina per gli Uomini. Ecco durante questo preciso momento si è celebrato l’ultimo incontro orgiastico tra Uomini e Dei: le nozze a Tebe tra Cadmo e Armonia, molto simili alle favolose nozze di Atene nel 1962 tra Sofia di Grecia e Juan Carlos di Borbone.
Cadmo – fratello di Europa – e Armonia divennero sovrani di Tebe ma poi per “vicissitudini” con Dioniso e le sue baccanti abbandonarono la patria e si rifugiarono nella costa adriatica orientale (attuale Montenegro e Albania) dove generarono un ultimo figlio, Illirio.
Dopo un paio di millenni almeno, quando gli Uomini adoravano divinità che abitavano ben oltre le vette dell’Olimpo, un capo tribù albanese – quindi discendente del mitologico Illirio – si mise alla testa del suo popolo per affrontare il califfo turco in una guerra di religione e di indipendenza e libertà nazionale.
Gli Scanderbeg
Questo capo tribù è Giorgio Castriota ( 1405 – 1468), detto Scanderbeg per la sua ammirazione verso Alessandro Magno, che divenne ben presto un eroe nazionale e leggendario difensore della cristianità che non viene meno nonostante la conclusiva invasione turca che causò la fuga della sua famiglia e di molti albanesi cattolici verso l’Italia: Scanderbeg morirà comunque in patria, diventando e rimanendo una guida spirituale, nazionale e culturale del popolo albanese.
Giorgio Castriota, difensore della croce e della libertà nazionale, ammirava talmente il re macedone che fece forgiare l’elmo di battaglia simile al famoso elmo del suo eroe ma anziché essere sormontato da un leone su quello di Scanderbeg troneggiava una capra dalle lunga corna, un animale caratteristio della terra albanese, caparbio e capace di affrontare le aspasperità quel territorio.
La capra divenne quindi per antonomasia sia il simbolo dell’eroe che dell’orgoglio albanese a prescindere dalla religione, in Albania infatti le comunità cristiana e ortodossa convivono con la più numerosa comunità islamica.
Dalla sconfitta definitiva del 1468, la vedova e i figli di Scanderbeg (il primogenito sposò Irene figlia di una Paleologa) migrarono nella vicina Puglia accolti da re Ferdinando d’Aragona, che concesse loro il ducato di San Pietro in Galatina e la Contea di Soleto, entrando cosi a pieno titolo nella nobiltà italiana e dando altresì origine nei decenni successivi a due rami, uno leccese e uno napoletano entrambi fiorenti e giunti fino ai nostri giorni – per la cronaca nel 2013 Cristina Vozzi Castriota sposa il principe ereditario Massimiliano Hohenlohe Barenstein – mentre gli albanesi cattolici al seguito dei Castriota si insediarono anche in Calabria, in Basilicata e in Sicilia dando vita alle comunità che tutt’oggi conservano lingua e costumi della patria natia.
Secoli di dominio ottomano non minarono la lingua e cultura del popolo albanese, come accadde anche ai vicini greci, finché moti di indipendenza nazionalistica sembrarono concretizzarsi nel primo decennio del XX secolo quando le potenze straniere furono chiamate in causa da alcuni notabili albanesi che chiesero proprio a loro di definire uno Stato albanese indipendente e libero: su spinta della regina Elisabetta di Romania venne scelto, ed accettato, il principe tedesco Guglielmo di Wied ( 1876 – 1945 ) come sovrano del neonato principato d’Albania anche perché, essendo protestante, avrebbe garantito uguaglianza fra tutte le diverse comunita religiose presenti in Albania.
Semplificando per ovvie ragioni la storia albanese, il regno di Guglielmo fu decisamente effimero sia per il ruolo di alcune figure politiche di spicco che per l’inizio della prima guerra mondiale, egli non potè piu garantire una stabilità al giovane e traballante principato: Guglielmo abbandonò Tirana il 3 Settembre 1914 ad appena sei mesi dallo sbarco.
Zogu, Leka I e Leka II
L’Albania rimase in una sorta di oblio internazionale fino al 1925 quando un politico albanese di carriera, tale Ahmet Zogu, fu eletto presidente della Repubblica: costui era figlio di secondo letto del pascià Xhemal Zogolli, capo tribù rurale e governatore del territorio di Mati, e di Sadjie di Toptani grazie alla quale può vantare un’ascendenza comune all’eroe Skanderberg in quanto un antenato Toptani sposò Mamica, sorella dello Scanderbeg.
Ahmet Zogu nel 1928 fu proclamato re Zog I d’Albania (1895 – 1961) diventando primo sovrano musulmano di un popolo libero e indipendente in una Europa che praticamente lo snobbava, isolato nella sua piccola corte di Tirana in un paese estremamente povero ed esclusivamente rurale.
I viaggi all’estero erano l’unico svago del re e particolare fu il soggiorno nel 1931 a Vienna al presunto scopo, quasi impossibile, di tornare in possesso del già citato elmo Scanderbeg, custodito in un museo viennese in quanto acquistato precedenetemente dagli Asburgo direttamente dai Castriota italiani.
Durane il soggiorno viennese il re, all’uscita da teatro dopo la rappresentazione de “I pagliacci”, fu vittima di un attentato da parte di oppositori politici in esilio dal quale fortunatamente uscì illeso: nel 1987 il regista inglese Nicola Roeg in un episodio del film collettivo “Aria” narra di questo attentato a re Zog, indicando come motivo del viaggio l’incontro con un’amante. Particolare scelta del regista fu di dare la parte del re all’attrice Theresa Russel, sua moglie.
Re Zog, convinto del proprio ruolo, cercava a suo modo di entrare in contatto con la società europea e, dopo aver rotto nel 1928 il fidanzamento con Behie, figlia del politico e imprenditore Shefquet bin Verlacy, inizia la ricerca di una sposa e regina che potesse diventare un’occasione di riscatto e affermazione sociale.
Il rapporto particolarmente amichevole ed economico con l’Italia aveva fornito a Zog una vaga spreranza di poter impalmare una Savoia, come la giovane Maria Francesca di Savoia (l’ultimogenita di re Vittorio Emanuele III) oppure Maria Adelaide di Savoia Genova. La corte sabauda, non intenzionata a mandare una delle sue principesse nel giovane e povero regno albanese, aveva proposto invece la trentacinquenne Matilde Castriota Scanderbeg di Fossacecca e Castelluccio, che però venne rifiutata da re Zog.
Finalmente nel 1938 venne mostrata al re la foto della giovane nobildonna ungherese Geraldine Apponyi (1915 – 2002), figlia del conte Giulya e di un’americana, destando l’immediato interesse di Zog che organizzò un incontro a Tirana al quale segui un rapido annuncio di fidanzamento e successivo matrimonio. Geraldine trovò una corte decisamente rurale e soprattutto dominata da donne, ovvero le cognate Adilé, Nafjie, Myzejen, Runjie, Sanjie e Maxhidé (una vedova, tre nubili e due sposate, una delle quali ad un principe turco della famiglia imperiale) in quanto la suocera Sadje, che il re aveva nominato regina madre degli albanesi, era morta nel 1934.
La regina Geraldine
Le donne della famiglia rappresentavano per Zog sempre un fulcro importante e punto di riferimento nella sua vita privata e politica tanto che il re designo immediatamente come suo erede il nipotino Tati Esad, unico figlio di sua sorella Nafije e del defunto Ceno bey Kryesiu, assegnandogli il titolo di principe del Kosovo escludendo così il fratello maggiore Xhelal, nato da un precedente matrimonio di suo padre Xhemal.
Il 27 aprile 1938 venne celebrato a Tirana il matrimonio che fu solo civile e non religioso in quanto Geraldine mantenne la religione cattolica: la sposa indossò un abito di Worth Paris che richiama l’abito tradizionale albansese con un’appariscente acconciatura floreale di roselline bianche anziché un diadema e con una croce che le scendeva sul petto ma sopratutto circondata da spumeggianti cognate in vesti di damigelle d’onore; dall’Italia giungono il conte Galeazzo Ciano come testimone ed in rappresentanza di casa Savoia il duca Adalberto di Bergamo dl ramo Savoia Genova.
In occasione del regale matrimonio vennero commissionati dei gioielli per il vuoto scrigno reale, quindi Geraldine ebbe in dono una parure completa personale di Ostier comprensiva di un anello con rubini e una tiara floreale in diamanti – che sarà venduta dall’ex regina negli anni ’60 e successivamente messa all’asta nella primavera del 2016 da Christie’s – ed i cosiddetti gioielli della regina d’Albania, in diamanti e zaffiri, con un diadema che richiama il famoso elmo Scanderbeg e indossato da Geraldine anche al matrimonio del suo unico figlio nel 1975.
Le sorelle non furono dimenticate dal re, infatti nel 1930 e poi nel 1938 furono omaggiate di gioielli e di diademi creati appositamente da Kochert – in diamanti con linea scroll – e da Ostie – in platino e diamanti stile bandeau – aventi tutti con un centrale profilo caprino; di questi diademi ne ignoro gli attuali proprietari: le sole che ebbero figli furono Adilé, con discendenza che prolifera ai nostri giorni, e Nafije, madre del principe del Kossovo, che morirà senza eredi nel 1993; almeno uno di questi diademi è tornato nelle mani di re Zog che lo ha rinvenuto in un’asta del 1959 insieme ad altri diciassette gioielli.
Tra la celebrazione del matrimonio e l’annuncio di una gravidanza trascorsero appena tre mesi ma la situazione politica nazionale e internazionale era sempre più inquieta e traballante, infatti due giorni dopo la nascita dell’erede, avvenuta il 5 Aprile 1939, re Zog con moglie e il neonato Leka abbandonarono l’Albania poiché invasa dalle truppe italiane: cinque mesi dopo sarebbe scoppiata ufficialmente la seconda guerra mondiale.
La vita dei sovrani in esilio somiglia a quella di altre famiglie reali esuli, così anche per i Zogolli iniziò un migrare dalla Grecia all’Egitto, dalla Turchia agli Stati Uniti, dal Regno Unito alla Francia dove nel 1961 re Zog mori. Nel periodo egiziano e francese riuscirono a fare amicizia con alcuni “colleghi” come Giovanna di Bulgaria, coi sovrani d’Egitto, con Nicolas di Romania (il fratello minore di re Carol II) e probabilmente con Lilian Baels moglie morganatica di Leopoldo III del Belgio.
Anche l’incontro in Egitto con gli ex sovrani italiani Vittorio Emanuele III ed Elena, usurpatori del regno albanese, risultò rilassato e cordiale sopratutto per il rapporto che si instaurò tra le due regine.
Alla morte di Zog nel 1961, suo figlio Leka divenne re nominale di Albania e nel 1975 a Biarritz sposò l’australiana Susan Cullen Ward (1941-2004), con la quale si trasferì poi in Sudafrica dove nel 1982 nascerà l’unico figlio della coppia, anch’egli di nome Leka, figlioccio di re Baldovino del Belgio e di Reza Ciro di Persia.
Leka II e la fidanzata Elia
Leka I, dalla vita non sempre limpida e cristallina, rientrò a Tirana nel 1993 attivandosi politicamente in un tentativo di restaurazione monarchica che venne bocciata in un referendum del 1997 con il 65% di voti ma a seguito delle rimostranze di Leka e dei suoi sostenitori, il re nominale venne condannato per sedizione e abbandonò nuovamente il paese. Il perdono giunse nel 2002 quanto rientrò in Albania in compagnia dell’anziana madre, accolta dai nostalgici e sostenitori come regina madre degli albanesi, che però morirà pochi mesi dopo a Tirana; oramai la figura di Leka era compromessa ed unitamente ai suoi problemi di salute e a quelli di Susan decise di ritirarsi a vita privata abbandonando ogni incarico politico e pubblico. La regina nominale Susan verrà a mancare nel 2004, seguita dopo sette anni dal re Leka I.
Ecco da dove viene il trentaquattrenne Leka II, colui che domani sposerà la sua fidanzata storica Elia Zaharia, una ragazza albanese, attrice, cantante e personaggio televisivo che dal 2010, quando venne ufficializzato il fidanzamento, ha assunto compiti di rappresentanza sia da sola che al fianco di Leka, il quale, a sua volta, lavora sia per il Ministero degli Affari Esteri che per il Ministero degli Interni.
Leka ed Elia erano nel 2013 ad Istanbul per il matrimonio del principe ereditario Mohamed Ali d’Egitto con Noal d’Afghanistan, in visita in Romania in compagnia dell’ex principe Nicola, in Montenegro ospiti di Nicola Petrov Njiegos e della sua famiglia, nel 2012 ospitarono a Tirana Giorgio Romanov, Radu di Romania e Nicola del Montenegro per il rientro in patria della salma di re Zog, erano in Russia nel 2013 per le celebrazione dei 400 anni dalla fondazione della dinastia Romanov, nel 2012 a Ginevra per la nomina di Leka, da parte di Vittorio Emanuele di Savoia, a cavaliere della Gran Croce dei Santi Maurizio e Lazzaro e a Montecarlo nella recentissima serata di gala organizzata da Alvaro di Borbone Galliera.
Il matrimonio sarà probabilmente un evento in Albania, magari lo sarà anche a livello europeo se dovessero giungere ospiti di richiamo mediatico, comunque un minimo di curiosità lo desterà come sempre la sposa: Elia, come la suocera Susan e la regina Geraldine indosserà un abito nuziale che richiama l’abito tradizionale albanese? a differenza delle due sfoggerà un diadema, magari quello aggiudicato da ignoto acquirente all’asta appena quattro mesi fa oppure uno appartenuto alle principesse zie? ….per le risposte o per altre domande e curiosità attendiamo la celebrazione dei queste nozze tra i discendenti di Illirio….
Luka
Per approfondire:
www.albaniaroyalcourt.al
www.albanianews.it
www.castriotascanderbeg.it
www.royal-magazine.de
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