Regina Claudia, la piccola e dolce sovrana che ha dato il nome a una prugna

Regina Claudia

La storia ufficiale si è quasi dimenticata della regina Claudia eppure il nome di questa piccola sovrana, passata come una meteora alla corte di Francia, lo ritroviamo proprio in questo periodo e in un luogo inatteso: i banchi dei fruttivendoli. La regina Claudia è infatti una piccola e dolcissima prugna dal colore fra il verde chiaro e il dorato. Fra l’altro la regina Claudia non è stata persona da poco: consorte di Francesco I, gli porta in dote la Bretagna (che entra definitivamente nei possedimenti della corona), è la madre dei suoi figli (e potenziale suocera di Caterina de’ Medici) nonché antenata di molti sovrani e dinastie.

Certo l’audace e fascinoso Francesco I colpisce di più l’immaginario collettivo rispetto alla piccola regina Claudia. Lui è il RE per eccellenza – be’ forse si contende il ruolo con Luigi XIV – grazie alle imprese militari, ai castelli e anche del bellissimo ritratto di Clouet oggi al Louvre nel quale il sovrano si mostra un po’ sfrontato in tutta la sua sfolgorante bellezza e maestà. Poi, noi italiani, non possiamo certo dimenticare dimenticare il re che accoglie l’esule e profugo Leonardo da Vinci, gli offre una dimora nei pressi del castello di Amboise e gli permette di vivere serenamente gli ultimi anni.

regina Claudia

Attraverso la regina Claudia la Francia annette definitivamente la Bretagna, ma Francesco I guarda altrove, egli ama immensamente l’Italia e vorrebbe averla; ci prova, gli va bene a Marignano, meno bene a Pavia e per consolarsi si dedica all’edilizia: Blois, Fontainebelau sono piene di lui. Chambord è una sua idea e ogni angolo di questo splendido castello ricorda quest’uomo ricco di charme che odia a morte l’imperatore Carlo V e ama allafollia la bella vita e le belle donne. Di questo re così straordinariamente brillante si ricordano le imprese, le glorie, le sconfitte e le numerose amanti, meno le legittime consorti, solo due, ma entrambe annientate dalla magnificenza dello sposo.

Della seconda Eleonora d’Austria, sorella di Carlo V, impalmata “obtorto collo” in quanto le nozze sono comprese negli accordi di pace con il suo nemico giurato, si disinteressa immediatamente, la prima invece muore giovanissima dopo avere assolto al suo principale compito: dare numerosi eredi alla corona. Claudia, figlia di Luigi XII – cugino e predecessore di Francesco – e della duchessa Anna di Bretagna, regina per soli dieci anni, annientata dal confronto con quelle che verranno dopo di lei, relegata al ruolo di fattrice regale nella solitudine – magnifica ma sempre e comunque solitudine – del castello di Blois, messa in ombra dalla suocera Luisa di Savoia e dalla cognata Margherita di Angoulême, passa senza lasciare grandi tracce. I suoi ritratti sono solo presunti. Di lei non ci sono stati tramandati né una parola, né un gesto, non conosciamo i suoi sentimenti, le speranze, i pensieri, solo sappiamo che amava gli orti e i giardini. Nel parco di Blois la regina Claudia fa coltivare asparagi, carciofi, viti, gelsi, arance e meloni, ritenuti i migliori della valle della Loira. All’epoca la passione per la frutta è altamente simbolica: rappresenta la prosperità di un regno sempre vagheggiato come il paese di Bengodi. E una regina è “buona sovrana” in quanto le viene attribuito il potere di suscitare una simile prosperità. E in omaggio a questa passione la reine Claude – la regina Claudia – sopravvive nel ricordo in un modo insolito e delicato, cioè sotto forma di frutto, il pruno che le viene dedicato dal naturalista ed esploratore Pierre Belon.

La regina Claudia e Luisa di Savoia

Ma diciamolo, con una suocera del calibro dell’intelligente e abile Luisa di Savoia, per Claudia non c’erano molte speranze. La madre e la moglie di Francesco I, sono un altro luminoso ed edificante esempio di come una mamma amorevole possa facilmente diventare una pessima suocera. E ancora una volta non c’è nulla di casuale in questo rapporto difficile, anzi di quasi totale annientamento.

Primogenita, e per molti anni unica figlia vivente, del re di Francia Luigi XII e di Anna duchessa di Bretagna, Claudia per tutta l’infanzia, è teneramente amata dal padre e dalla madre i quali riversano su di lei torrenti di affetto e di speranze. Principessa di sangue reale ed erede della Bretagna, la ragazzina farà uno splendido matrimonio anche se fisicamente ha preso il peggio da entrambi i genitori.  Claudia è fragile, piccina, probabilmente affetta da una grave forma di scoliosi, un po’ strabica, leggermente zoppicante come la duchessa Anna, mentre dal padre ha ereditato il grosso naso. Nonostante ciò la principessa ha diversi pretendenti fra cui il futuro imperatore Carlo V, ma a sei anni viene ufficialmente fidanzata a quello che sarà presumibilmente il futuro re, Francesco di Valois-Angoulême. In Francia l’implacabile legge salica esclude le donne dal trono che alla morte di Luigi XII (privo di discendenza maschile) andrà al figlio di un cugino, Francesco per l’appunto. Un matrimonio tutto sommato interessante al quale però Anna di Bretagna, molto preoccupata per la felicità della figlia, si oppone con tutte le proprie forze perché il futuro sposo, pur essendo ancora un ragazzo, è già notoriamente presuntuoso, arrogante, viziato e molto attirato dalle donne e dai piaceri della vita. E per di più ha una madre molto ingombrante che lo adora. Insomma il peggio del peggio per la futura moglie.

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Luisa di Savoia

Ma non c’è niente da fare, Anna muore all’inizio del 1514, rassegnata all’inevitabile, e infatti, qualche mese dopo, Claudia e Francesco vengono uniti in matrimonio. La figlia del re che non può essere regina regnante, sarà comunque – qualche mese dopo – regina consorte, ma solo di nome. Alla corte del brillante Francesco I i ruoli femminili sono già tutti abbondantemente occupati da donne di grande carattere: Luisa di Savoia e Margherita di Angoulême, la coltissima cognata, futura autrice del celebre Heptameron.

Tanto per chiarire la situazione e il tipo di relazione madre-figlio, Luisa non esita a definire il suo rampollo “mon roi, mon seigneur, mon César, mon fils” (il mio re, il mio signore, il mio Cesare, mio figlio). Figlia del “modesto” duca di Savoia, moglie di un cugino povero del re, giovanissima vedova, Luisa, che è una donna intelligente e di forte temperamento, dedica la vita ai due figli, riversando soprattutto sul maschio ogni speranza di rivincita e rivalsa. Il destino le dà una bella mano: Carlo VIII muore giovane e nessuno dei suoi bambini ha superato i pochi mesi di vita; Luigi XII se ne va senza lasciare eredi maschi e il trono, per forza di cose, tocca a Francesco.

Fra madre e figlio c’è un legame viscerale, intenso, profondo, totale. Una madre del genere può fare dei danni anche gravi, invece no, Luisa educatrice, potremmo dire illuminata, riesce a gestire la situazione con rara intelligenza. Isolata dalla corte, relegata in provincia come una parente povera, la duchessa di Angoulême si dedica anima e corpo alla formazione intellettuale, di stampo prettamente umanistico, dei suoi due bambini. Certo questo ramo dei Valois-Orléans è di suo parecchio dotato per le cose dello spirito. Jean, suocero di Luisa, scrive versi ed è il fratello del celebre poeta Charles d’Orléans.

Luisa è una donna intelligente e non sarà mai una madre tirannica, i figli la rispettano, ma si ritengono suoi pari e le loro personalità sviluppatesi in modo equilibrato e armonioso non entreranno mai in confitto. Nel loro piccolo universo familiare, per anni relegato in un castello della provincia francese, ciascuno occupa il proprio spazio, a ognuno spetta un ruolo, senza contrasti e rivalità. Margherita, che avrebbe potuto essere gelosa a morte di questo fratello così evidentemente adorato, lo ama invece nello stesso modo. «I tre – spiega Simone Bertière, autrice di una serie di volumi dedicati alle regine di Francia – si adorano, sono una trinità unita e solidale che ha un solo obiettivo: l’accessione di Francesco al trono. Quando ciò accade questo triumvirato è già un blocco compatto, unito da 18 anni di simbiosi totale e senza crepe». Di fronte a questo monolite fatto di amore filiale e fraterno e di comuni finalità, la piccola e fragile Claudia può davvero poco.

La regina Claudia e Luisa di Savoia

Quando arriva l’ordine reale, a cui ovviamente non si discute, Luisa non fa i salti di gioia; certo per il figlio si tratta di una unione prestigiosa, ma che potrebbero essere un modo per annientare anche i Valois-Angoulême. Claudia così malaticcia sarà mai in grado di mettere al mondo dei figli? Però la ragazzina, che ha ereditato le infermità della madre ma non la sua forza di carattere e il potere di seduzione, è totalmente insignificante, quindi non può essere vista come una rivale. Previsioni più che azzeccate, la regina Claudia non tenterà mai di guidare suo marito, per dieci anni è una nuora ideale, cioè totalmente inoffensiva, silenziosa e sottomessa ai voleri e ai desideri della suocera.

Francesco che ama le donne belle, affascinanti, colte e brillanti, è comunque soddisfatto: che la moglie gli porta una dote prestigiosa, il ducato, fino ad allora autonomo, di Bretagna e un altro pezzetto dei diritti francesi su Milano. L’amore e il piacere li cercherà altrove. Ad ogni modo il sovrano ha un forte il senso della stirpe e non dimentica di “onorare” con frequenza la moglie la quale, in dieci anni di vita coniugale, mette al mondo sette bambini. La regina Claudia viene così relegata alla funzione primaria delle regine: mettere al mondo dei figli. Al resto ci pensano suocera e cognata anche perché lei, essendo continuamente incinta, non può assumere nessun altro onere o impegno ufficiale. La ragazzina, che non gode di buona salute e quando affronta la prima gravidanza non ha neanche completato il suo sviluppo fisico, partorisce ogni 15 mesi circa e trascorre in stato interessante 63 dei 122 mesi che passano fra il matrimonio e la morte. I dati, raccolti da Simone Bertière, sono in qualche modo impressionanti. Per la regina Claudia non c’è alcuna compassione, nessuno pensa di darle un po’ di respiro, di allontanare il marito – che comunque ha modo di distrarsi altrove – di farle prendere fiato, vigore e salute fra una nascita e l’altra.

Mentre la piccola regina Claudia porta in grembo i figli e li partorisce di tutto il resto si occupano Luisa e Margherita. Le due donne educano i bambini e affiancano Francesco I negli affari del regno. La madre in particolare, tiene saldamente in mano la tesoreria reale, è fin da subito chiamata a far parte del Consiglio privato del re e nulla si decide, in politica estera e interna, senza un suo parere. Per due volte, mentre Francesco I è impegnato a guerreggiare, sarà la reggente del regno. A Margherita, elegante, piena di spirito e colta, toccano invece la politica estera e le cerimonie ufficiali.

Brantôme definirà la regina Claudia «la perla delle dame, specchio di bontà senza macchia alcuna» e racconta che Luisa la maltratta, le toglie qualsiasi iniziativa, prende decisioni al suo posto. Forse non è neanche del tutto vero, probabilmente la regina, priva di potere e spirito, è come se non esistesse e non c’è neanche bisogno di trattarla male. Alla fine svuotata di ogni energia, sfinita dalle gravidanze, estenuata dai parti e ormai quasi incapace di muoversi da sola a causa di una devastante pinguedine, il 18 maggio 1524, la regina Claudia muore. Non ha neanche 25 anni. Tecnicamente la regina non soccombe, come tante sue colleghe, a un parto difficile o a una febbre puerperale, la regina Claudia lascia questo mondo per sfinimento anche se c’è chi pensa sia stata uccisa dalla sifilide trasmessale dal marito.

Francesco I la piange platealmente e dichiara «se pensassi di poterla riscattare con la mia vita gliela donerei con tutto il cuore», ma in realtà impegnato in una campagna militare, non partecipa al suo funerale. Luisa annota la morte della nuora che ha «onorevolmente e amabilmente guidato». Poi su di lei scende il silenzio e pochi la ricorderebbero se non fosse per il frutto dolce e profumato che le dedica un esploratore francese, la prugna regina Claudia.

Secondo gli orticoltori questa prugna è la “regina delle susine”. “Bella nelle forme e di colorito modesto ma gentile, essa le supera tutte in delicatezza, in abbondanza di sugo, ed in sapore”, scrive Giorgio Gallesio – agricoltore ed erudito di fine Settecento – che aggiunge “Il frutto è rotondo, di una grossezza mezzana, tagliato da una suttura marcata, e pendente da un picciuòlo piuttosto corto. La buccia è sottile, verdastra, e sfumata da una velatura di rosso dal lato del Sole. La polpa è fina, delicata, e piena di un sugo abbondante e saporitissimo”.
Come resistere ad una così dolce tentazione visto poi che agosto è la stagione della “regina Claudia”? Perfetta per la marmellata questa prugna gialla fa una splendida figura anche in un dolce tipicamente francese, il clafoutis.

CLAFOUTIS CON LE PRUGNE REGINA

150 gr. di farina 00
100 gr. di zucchero
2 grosse uova, oppure 3 medie
Estratto di vaniglia – serio, non la fialetta chimica
Mezzo litro di latte intero tiepido (la ricetta francese originale prevede l’uso della crème fleurette se lo volete più ricco e calorico, fate una parte di latte e l’altra di panna liquida)
400 grammi di frutta, snocciolata. Qui prugne regina Claudia, ma si tratta davvero di un dolce estremamente versatile, da fare tutto l’anno con la frutta che avete sottomano. Quello con le ciliegie è fantastico anche se rischiate di spaccarvi un dente perché viene più buono se si lascia il nocciolo.
Burro per ungere la teglia.

regina Claudia

Mescolate molto bene zucchero e uova, unite la farina, la vaniglia, aggiungete il latte tiepido a filo fino ad ottenere un composto liscio, liquido ma con una certa consistenza. Imburrate una teglia – l’ideale visto che non si può sformare e lo si porta in tavola così com’è sarebbe un bel piatto da forno di vetro o ceramica – e sistemate le prugne snocciolate. Versate l’impasto e infornate a 200° per 30-40 minuti. Servite freddo o a temperatura ambiente.

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Il clafoutis con le prugne regina Claudia

Visto che la regina Claudia è l’ultima duchessa di Bretagna forse sarebbe più filologico un bel “far breton”, ma eventualmente ci pensiamo la prossima volta.

 

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