Un anno con Felipe VI, il re del cambiamento

Dopo i colleghi dei Paesi Bassi e del Belgio anche Felipe de Borbòn y Grecia ha preso il posto del padre, ma l’avvicendamento spagnolo non è stato né facile, né sereno, ma nel corso del suo primo anno da re Felipe VI ha dimostrato di essere un personaggio carismatico e un uomo dalle idee molto chiare.
Un anno con Felipe VI
Il 19 giugno 2014, il regno di Felipe VI è iniziato tra desilusión, aspettativa e curiosità. In Parlamento, Felipe ha pronunciato un bellissimo discorso, uno dei più belli che abbia sentito, che si concludeva con una frase ormai famosa: ” Mi sento orgoglioso degli spagnoli e niente mi onorerebbe di più che, con il mio lavoro e il mio sforzo quotidiano, gli spagnoli potessero sentirsi orgogliosi del loro nuovo Re”. Prima ancora, Felipe VI aveva parlato della esemplarità necessaria negli uomini delle istituzioni, della trasparenza, della necessità di una Spagna multiculturale, in cui ci sia posto per tutte le sue genti e per tutte le sue lingue.
Un anno dopo si può dire che Felipe si è davvero impegnato per essere all’altezza delle sue promesse. In uno sforzo di trasparenza, ha deciso che i conti della Casa Reale siano affidati a un revisore esterno e che la gestione della Zarzuela sia sottoposta alla Legge di Trasparenza, nonostante la legge non lo preveda. La mancanza di trasparenza e la discrezionalità riservata al sovrano nella gestione economica della sua Casa, sono sempre state ragione di perplessità e malumori. Felipe ha rotto il meccanismo e lo ha fatto in assenza di leggi o richieste ufficiali specifiche, dimostrando sensibilità e attenzione per gli umori dell’opinione pubblica. Per la stessa ragione, si è abbassato lo stipendio del 20% e ha introdotto un severo codice di comportamento per i membri della Famiglia Reale, che non possono lavorare in imprese pubbliche o private né accettare regali che possano renderli meno liberi nel loro lavoro di rappresentanza; se questa regola fosse stata in vigore sotto il regno del padre, non ci sarebbe stato l’Instituto Noos di Cristina e Iñaki Urdangarin né Juan Carlos avrebbe potuto accettare regali imbarazzanti come lo yacht Fortuna, pagato dagli imprenditori baleari in cambio delle vacanze reali nell’arcipelago e chissà se per qualche altra ragione.
In uno dei primi ricevimenti ufficiali, Felipe e Letizia hanno invitato associazioni e rappresentanze di cittadini mai visti prima a Palazzo Reale: collettivi omosessuali, ONG impegnate con diseredati e diversamente abili, artisti, atleti. Si sono mescolati tra di loro, hanno conversato e hanno dato idea della Spagna che vagheggiano, più aperta, più inclusiva, più attenta alle sue culture. Un’attenzione al Paese che i numeri raccontano in modo chiaro: i sovrani hanno assistito a 188 atti ufficiali, Felipe è andato da solo a 80 atti, dei quali la maggior parte è stata di natura economica. Letizia ha presieduto da sola 39 atti ufficiali, si è impegnata soprattutto in eventi legati a Solidarietà e Cultura; i viaggi ufficiali sono stati 17, la maggior parte dei quali è servita per presentarli come nuovi sovrani di Spagna. Il loro viaggio più recente, a Parigi, è stato un trionfo per entrambi.
Il Re ha parlato davanti all’Assemblea Nazionale, un onore riservato a 19 Capi di Stato finora, e ha inorgoglito gli ospiti, affermando che l’Europa ha più che mai bisogno dei valori francesi, libertà, solidarietà e uguaglianza, prima di tutto; poco dopo ha inaugurato un giardino, il Giardino dei Militanti della Nueve, che rende omaggio ai repubblicani spagnoli che combatterono a Parigi contro il regime nazista. “Una capriola della storia, per cui un sovrano spagnolo rende omaggio ai valori repubblicani” ha definito El Mundo il continuo incrociarsi di Monarchia e Repubblica nel viaggio di Felipe. La Regina ha ottenuto un trionfo personale per i suoi outfit, curati e azzeccati, che smentiscono un articolo di Vanity Fair España, apparso ad aprile, secondo il quale non si cura della moda ed esige solo “vestire in modo corretto”. In Francia ha usato creazioni del solito Felipe Varela, di Adolfo Dominguez, di Hugo Boss, di Magrit e Mango, dimostrando che non c’è miglior ambasciatrice del made in Spain di lei. Quello che ha colpito di Letizia, ancora una volta, è il suo secondo piano rispetto a Felipe; una scelta che è apparsa evidente sin dal giorno della proclamazione e che lei non ha mai contestato, rifuggendo da qualunque protagonismo, in presenza del Re.
Se nei primi dodici mesi, Felipe e Letizia hanno tracciato le basi del loro cammino, è in questi ultimi giorni che hanno dato un’accelerata inaspettata. Lo sapete già tutti, immagino. Nella serata dell’11 giugno, il re ha annunciato di aver tolto il titolo di Duchessa di Palma di Maiorca alla sorella Cristina, coinvolta, con il marito Iñaki, in uno scandalo di corruzione, malversazione ed evasione fiscale. Un gesto sorprendente e choccante, ma in linea con il discorso di insediamento di Felipe e con la sua promessa di esemplarità. Così è stato interpretato dai media, che lo hanno intensamente lodato, definendolo ‘gesto dovuto’ e sottolineando l’impegno di Felipe per ‘l’esemplarità’ della sua Monarchia. Cristina ha tentato di reagire, assicurando che non era una spoliazione da parte del re, ma una spontanea rinuncia da parte sua e Felipe, durissimo, ha fatto rispondere immediatamente, rivelando che la lettera di rinuncia è arrivata dopo la telefonata fatta alla sorella, per comunicarle la decisione, e affermando che l’unica decisione che l’Infanta può prendere è ‘la rinuncia ai diritti di successione’ (più chiaro di così, Cristina, cosa aspetti?!). Un battibecco tra fratelli che rivela la scarsa statura morale ed etica di Cristina e la sua scarsa preoccupazione per gli interessi della Corona.
Due giorni dopo questa decisione e, soprattutto, dopo il chiarimento, che ha messo in cattiva luce l’Infanta, la Casa Reale ha diffuso una serie di belle fotografie inedite, che illustrano un anno di trono. Sono 70 e rivelano il lavoro di Felipe e Letizia prima e dopo i loro atti e viaggi ufficiali (c’è un’intensa foto di Felipe che, in aereo, rivede uno dei discorsi che pronuncerà a Parigi, ce n’è un’altra, molto regale, ai piedi della scalinata di Palazzo Reale, mentre il Re aspetta l’arrivo di Sergio Mattarella, che si presenta come nuovo Presidente della Repubblica Italiana). Raccontano anche la loro vita familiare, con Leonor e Sofia, e testimoniano che la nuova Famiglia Reale è davvero una famiglia, legata da vincoli affettivi, oltre che istituzionali. Sono foto abili e intelligenti, che mostrano come Felipe e Letizia siano attenti alla comunicazione e all’immagine che proiettano; la regina ha da poco assunto nel proprio staff un’esperta di moda, proveniente dall’edizione spagnola di Cosmopolitan, e ha ridisegnato lo staff della comunicazione della Zarzuela. I risultati di questo lavoro si vedono, sia nell’intensa presenza dei sovrani sulle reti sociali (Twitter segue praticamente in diretta le loro attività ufficiali e pubblica foto che finiscono su tutti i media), sia nel controllo perfetto della loro immagine. Le sfere pubblica e privata di Felipe e Letizia sono nettamente separate: El Mundo commentava pochi giorni fa come sia difficile sapere cosa succede dietro le mura della Zarzuela, data la fedeltà e la lealtà dello staff al Re e alla Regina. E il controllo dell’immagine fa sì che Leonor e Sofia siano le bambine reali meno conosciute d’Europa: la difesa della privacy è il punto debole della nuova Famiglia Reale, ancora incapace di comprendere quanto le bambine possano essere un valore aggiunto per la popolarità della Monarchia.
Una popolarità che c’è, non solo sui media, ma anche tra la gente. In questi mesi non ho mai sentito un commento davvero negativo su Felipe VI (su Letizia sì, ma lei dovrà lavorare ancora molto, per far dimenticare le insofferenze e gli atteggiamenti antipatizzanti dei suoi anni da Principessa); il clima di attesa si è trasformato in approvazione per i suoi comportamenti seri e rigorosi, per i suoi discorsi carichi di ottimismo e di speranza, per l’impegno continuo a migliorare non solo l’immagine, ma anche la struttura e il funzionamento della Monarchia e dimostrare che il ruolo del Re è utile all’unità e all’identità della Spagna. “E’ un gran Re” mi hanno detto varie volte e qualcuno si è pure lanciato a sostenere che è “il miglior Re della storia spagnola” (a Siviglia, la mia città spagnola di riferimento, volano sempre basso). L’ultimo sondaggio, realizzato da Sigma Dos per El Mundo, tra il 9 e l’11 giugno, conferma i risultati dei sondaggi precedenti e addirittura li esalta. Felipe ha recuperato la popolarità perduta della Monarchia: gode dell’appoggio del 74,7% degli spagnoli (suo padre era arrivato al 76%, nel 2012, prima della caduta del Botswana e degli scandali che hanno precipitato la popolarità della Monarchia); la Monarchia è sostenuta dal 61,5% degli intervistati (in un sondaggio di gennaio 2014, la popolarità dell’istituzione era scesa al 49,9%). Mi sembra che la cosa più interessante di questo sondaggio è il risultato ottenuto dal re tra gli elettori di Podemos, la nuova formazione politica nata dalle acampadas degli indignados di quattro anni fa; Podemos ha nel proprio programma la richiesta di un referendum sulla forma dello Stato e un anno fa, nei giorni tra l’abdicazione di re Juan Carlos, il 2 giugno, e della proclamazione di Felipe, il 19 giugno, era stato tra i movimenti più attivi nella richiesta di un referendum. Il 53, 5% degli elettori di Podemos sostiene il nuovo re. Bisogna anche sottolineare che in tutti i sondaggi che sono stati fatti in questi mesi, il sovrano ha sempre ottenuto risultati incoraggianti, ma con una forte differenza generazionale: il sostegno delle generazioni più anziane non si discute, con punte che sfiorano il 70-80%, ma i più giovani sono sempre stati molto più tiepidi (anche se in quest’ultimo sondaggio di El Mundo Felipe ha una popolarità del 66% tra gli under 30). L’impegno di Felipe, dunque, deve rivolgersi soprattutto verso i più giovani: è a loro che deve dimostrare che la Monarchia ereditaria è un’istituzione utile per il futuro del Paese. Anche l’ultimo sondaggio del CIS, di aprile 2015, riporta che Felipe VI è il leader più apprezzato dagli spagnoli; il 57,4% degli intervistati lo valuta positivamente; non è la prima volta, in analoghi sondaggi sulla popolarità delle figure pubbliche, Felipe è sempre stato il più amato, con punte di popolarità che sfiorano il 70% (Letizia lo segue a poca distanza, intorno al 67%). Anche la Monarchia è in rimonta di popolarità, seppure sempre in zona insufficienza: ad aprile gli spagnoli le davano un 4,34 su 10 (la sufficienza è 5), che è pur sempre meglio del 3,72 di aprile 2014. La direzione, insomma, sembra essere quella giusta.
A meno di una settimana dal 19 giugno 2015, la Zarzuela ha fatto sapere che non ci saranno celebrazioni ufficiali per questo primo anno sul trono. Felipe VI ritiene che la Spagna in crisi non vedrebbe di buon occhio un’autocelebrazione del suo primo servitore. Anche per questo, mi sembra che la Spagna possa iniziare a essere orgogliosa del suo nuovo re.
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