William & Kate: in mostra a Buckingham Palace l’abito da sposa

BRITAIN-ROYALS/WEDDINGDRESSSe per caso vi capitasse di passare per Londra entro il 3 ottobre, potete fare un salto a Buckingham Palace (che in questo periodo, come noto, in assenza della regina Elisabetta II apre le sue porte ai turisti) per ammirare dal vivo l’abito da sposa di Kate. Insomma il royal wedding continua a far parlare di sé e il sito ufficiale delle “royal collection” è stato preso d’assalto per la prenotazione dei biglietti. In mostra ci sono, oltre al vestito realizzato da Sarah Burton per Alexander McQueen, anche il velo, le scarpe, una riproduzione bouquet, la tiara, gli orecchini indossati dalla sposa e la torta multipiano chiusa in una teca di cristallo.

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Tiara

Eccola qua in primo piano la “Halo Tiara” indossata da Kate il giorno delle sue nozze.  Il gioiello è stato creato da Cartier nel 1936 e acquistato dal duca di York per la moglie Elizabeth, poche settimane prima dell’abdicazione di Edoardo VIII. La tiara, portata dalla duchessa di York una sola volta prima di diventare regina accanto a Giorgio VI, è formata da una fila di 16 onde digradanti composte da 739 brillanti e 149 baguette di diamanti. La Halo, regalata alla principessa Elisabetta, l’attuale regina, per i suoi diciotto anni, è un prestito della sovrana alla sposa.

Orecchini

Scarpe

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La regina Elisabetta II e la duchessa di Cambridge hanno visitato la mostra venerdì pomeriggio

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Altre immagini qua

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Cake

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Il mistero della torta (vera o finta?) svelato nei commenti…

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… e fate attenzione a questo particolare

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La mostra dedicata al royal wedding del 29 aprile 2011 ha anche un mini sito. Con lo stesso biglietto si possono visitare gli appartamenti di Stato e anche l’esposizione estiva sulla collezione Fabergé di proprietà della regina. Qua invece c’è un brevissimo video (che mostra, fra l’altro quanto The Queen sia in gambissima nonostante gli 85 compiuti e come Kate sia davvero magra, troppo magra).

Ma non è finita qui, perché se per le vostre vacanze, invece della piovosa Inghilterra, aveste scelto il soleggiato sud della Francia, nessun problema è pronta anche lì una mostra dedicata al recentissimo matrimonio principesco. Al museo Oceanografico di Montecarlo, sono esposti gli abiti degli sposi, i gioielli della nuova principessa di Monaco e la famosa Lexsus ibrida con la quale la neo coppia ha fatto il suo primo tour dopo le nozze, in un allestimento curato dal giornalista ed esperto di royal Stéphane Bern.

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Il principe e la principessa di Monaco in visita all’esposizione

Copyright foto Hola.com, Daylife

PS visto che è scattata la seconda pagina dei commenti e le annotazioni storico-culinario-letterarie di Alessandra Gennaro sulla “fruit cake” potrebbero passare inosservate le incollo tutte insieme qua sotto.

La torta in esposizione è vera in parte. L’esercito di pasticceri di Fiona Cairs ha provveduto a rimpiazzare gli ultimi tre strati: agli ospiti è stato servito il terzultimo, mentre gli altri due strati sono stati messi da parte, come da tradizione. Ricordo che in “Dopo le Esequie”, Agatha Christie fa di una fetta di fruit cake una goduriosissima arma del delitto, a conferma di come sia un’usanza antica e consolidata- e quindi al di sopra di ogni sospetto- quella di regalare ad amici e parenti che non hanno partecipato al ricevimento un pezzetto di torta nuziale. Per finire, sulla base della Wedding Cake si può vedere il segno impresso dal coltello con cui gli sposi hanno finto di tagliare la torta: nessuna crepa, quindi, ma solo l’ennesima prova che della torta vera- e non di una imitazione- si tratta. E posso spezzare una lancia a favore della fruit cake, che è una delle migliori torte con la frutta secca che io abbia mai mangiato? E’ la rielaborazione di un dolce antichissimo, diffuso in tutta Europa, di cui rimangono ampie tracce anche nella nostra gastronomia, basti pensare al panforte di siena o al panettone genovese. Per dirla con Charles Dickens, “a fruit cake is a geological homemade cake”. I testi più affidabili fanno risalire l’introduzione di questo dolce in Gran Bretagna al XVI secolo, ma la tradizione rimanda dritta dritta alle cucine dell’antica Roma e forse anche dell’antica Grecia, vista la presenza di ingredienti che costituiscono la spina dorsale della pasticceria, dagli albori della cucina ai giorni nostri: miele e frutta secca,a cui i traffici mercantili del medoievo aggiunsero le spezie. La spia dell’antichità è proprio nella lunga conservazione, non solo per quanto riguarda i singoli ingredienti, ma anche la loro combinazione: sono dolci che non solo dovevano conservarsi a lungo senza ammuffire o seccare, ma che dal riposo addirittura guadagnano. La tradizione vuole che sia un dolce riservato alle festività perchè fino alla fine del XVIII secolo in Inghilterra vigevano leggi piuttosto severe sulla produzione dei dolci e quelli con la frutta erano riservati solo al Natale, alla Pasqua, ai matrimoni e ai funerali (i banchetti funebri sono un’altra usanza molto radicata, in Gran Bretagna). Ai tempi della regina Vittoria, invece, queste torte furoreggiavano, tanto che si racconta che la stessa regina, per dar prova di moderazione al suo popolo, impiegò un anno intero per mangiare la torta del suo compleanno. I maligni dicono che in realtà era solo un ” reale disgusto” per un dolce che non le piaceva, ma l’aneddoto dimostra che questi dolci hanno una straordinaria capacità di reggere al passare del tempo.In più, si dice che se le ragazze da marito dormiranno con un pezzetto di una fruit cake nuziale sotto il cuscino, sogneranno l’uomo che poi le porterà all’altare. Scusate la lunghezza, ma l’argomento mi appassiona. La torta si mangia, anche gli invitati all’ultimo royal wedding lo hanno fatto (il famoso terz’ultimo anello): è che non la si mangia tutta, ma se ne conserva una parte da distribuire alle amiche “single” o a chi non è stato presente alla cerimonia. E poi c’è anche l’usanza di conservarne un po’ per ricordo, come dice Laura. In più, non si usa farne porzioni particolarmente impegnative, visto che è un dolce molto ricco: per darvene un’idea, potrebbe essere paragonato a quei plum cake di una volta, pieni di frutta e con le ciliegine candite, che andavano di moda quando io ero piccola (ora ho 45 anni) e che venivano venduti confezionati. Non avevano nulla a che vedere con la leggerezza di quelli che ci sono oggi in commercio ed anche se al confronto con il fruit cake erano più leggeri, sono quanto di più vicino a questo dolce mi possa venire in mente, su due piedi.
Per analogia, anche a Genova, anticamente, c’era l’usanza di non mangiare tutto il pandolce di Natale (che è di nuovo una torta a base di frutta secca, anche se lievitata). Noi, però, da buoni Genovesi, avevamo degli interessi meno altruistici. Il pezzo che si metteva da parte si doveva mangiare il giorno di San Biagio, il 3 febbraio, come antidoto contro i malanni della gola, di cui il santo è protettore (della gola, non dei malanni. Il che lascia presumere che a distanza di oltre un mese dovesse essere ancora più buono, se gli veniva conferito questo potere!

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