La triste storia di lady Jane Grey

Nella gelida mattina del 12 febbraio 1554 Jane Grey, una ragazzina di neanche diciassette anni, sale le scale del patibolo eretto al centro del Tower green nella Torre di Londra. Proprio in quello stesso punto anni prima sono morti Anna Bolena e Catherine Howard, due delle sei mogli di Enrico VIII, il filosofo Tommaso Moro e molti altri, tutti più o meno colpevoli di congiura, oltraggio o cospirazione contro il potere regio. Anche la giovanissima lady Jane Grey è accusata dello stesso crimine, anzi peggio visto che la fanciulla ha tentato di prendere il posto della legittima erede, Maria Tudor la figlia di Enrico VIII. In quel freddissimo giorno di inverno, Jane pare ai pochi presenti quasi sollevata e al boia che l’attende davanti al ceppo dice in un sussurro “vi prego di farla finita in fretta”. In effetti la piccola ex regina della vita non ne ha abbastanza e desidera andarsene al più presto in un mondo che la sua profondissima fede le fa ritenere molto migliore. Lady Jane, una vera e propria bambina prodigio, la cui intelligenza e il cui spirito vivace ed acuto la destinavano a chissà quali meraviglie, purtroppo per lei nasce nella famiglia sbagliata.
Primogenita di Henry Grey marchese di Dorset, Jane ha il sangue dei Tudor nelle vene. Sua madre Frances Brandon è la figlia della bellissima Mary, sorella minore di Enrico VIII, che dopo un veloce e sfortunato matrimonio con il re di Francia Luigi XII, aveva ottenuto dal fratello di sposare l’uomo di cui era innamorata, Charles Brandon duca di Suffolk. I Grey sono dunque non solo cortigiani di alto rango, ma anche personaggi vicinissimi al trono grazie al testamento di Enrico VIII il quale, dopo i suoi stessi figli, Edoardo, Maria ed Elisabetta designa come successori proprio i discendenti della sorella Mary.
Jane Grey nata nel 1537, viene educata in questa prospettiva e persino con la vaga speranza di un possibile matrimonio con il futuro Edoardo VI. Lo splendore delle origini nasconde però una realtà meno brillante: i suoi genitori sono due pessime persone. Arroganti, avidi, portati all’intrigo, Henry Grey e sua moglie Frances amano il lusso, sono egoisti, smisuratamente ambiziosi e pronti a tutto pur di mettersi in evidenza e ottenere benefici economici. Come se non bastasse Frances è anche una donna dura e brutale che non si fa scrupolo di picchiare selvaggiamente Jane e le sue sorelle minori quando queste non eseguono a puntino e in silenzio i suoi ordini perentori. E il fatto che le punizioni corporali inflitte da lady Dorset siano generalmente disapprovate in un’epoca comunque incline a metodi educativi del genere, la dice lunga sull’atmosfera familiare. Ad ogni modo la maggiore delle Grey ben presto trova il modo per estraniarsi da un ambiente che non le piace e sente ogni giorno più distante ed estraneo. Lady Jane si immerge, fin da giovanissima nello studio, apprende il latino, il greco e l’ebraico e il suo piacere più grande è quello di sprofondare nella lettura mentre il resto della famiglia si dedica ad altro, cioè alle feste, al gioco d’azzardo e alle grandi battute di caccia. I precettori e le persone che l’avvicinano nel corso degli anni scoprono con estrema meraviglia una ragazzina particolarmente dotata per le discussioni di ordine filosofico e soprattutto religioso. Jane è un piccolo genio e proprio queste sue doti intellettuali attraggono Catherine Parr, la sesta moglie e poi vedova di Enrico VIII, che se la porta a corte. Attraverso di lei Jane sale di qualche gradino nella considerazione generale, ma finisce con il trovarsi invischiata, suo malgrado, in un primo intrigo. La vedova di Enrico VIII si è risposata con l’ammiraglio Thomas Seymour (suo antico amore e fratello del duca di Somerset tutore del piccolo Edoardo VI) il quale pensa subito di usare la ragazzina per le sue manovre politiche. I Grey, ovviamente, sono ben felici di cedere a Seymour, dietro pagamento di un congruo compenso, la custodia legale della figlia che, a tempo debito, avrebbe dovuto sposare il giovanissimo re. I sogni di gloria però finiscono presto: Catherine Parr muore di parto, mentre l’ammiraglio accusato di complotto contro la corona finisce dritto al patibolo. Per Henry e Frances Grey, che riaccolgono la ragazzina ormai undicenne fra le mura domestiche, Jane è ormai solo il simbolo di un fallimento e la sua vita diventa un inferno. Solo con Roger Ascham, ex precettore della principessa Elisabetta che arrivato nella residenza di campagna dei Grey la trova intenta a leggere il Fedone di Platone in greco mentre tutti gli altri erano a caccia, lady Jane riesce ad aprirsi: “sono continuamente ripresa e minacciata crudelmente, castigata e bastonata, e quant’altro devo purtroppo subire non lo voglio dire e se non fosse per l’istruzione, la mia vita sarebbe solo piena di afflizioni, guai, paure e maltrattamenti”. Immersa in un mondo a parte, isolata dall’incomprensione dei genitori, ma esaltata dall’ammirazione e dalla stima che le dimostrano gli insegnanti e gli amici intellettuali, la fanciulla aggiunge ai suoi vasti interessi anche lo studio della teologia e della fede cristiana più pura ed autentica, cioè quella vicina alla riforma. Ribelle e indomita dentro, poco disposta a tollerare quanto non è assolutamente in linea con i suoi principi, del tutto contraria a quei compromessi che sono la vera “specialità” dei Tudor, Jane è capace di tenere testa, per esempio, alla principessa Maria della quale controbatté vigorosamente il rigido cattolicesimo. Nella realtà dei fatti però la fanciulla ha margini di manovra estremamente ridotti e se ne renderà amaramente conto nel momento in cui i genitori decideranno il suo futuro.
Fregio che decora la Supreme court di Londra: il duca di Northumberland offre la corona d’Inghilterra a Jane Gray
I Gray infatti sono subito della partita quando, nella primavera del 1553, John Dudley duca di Northumberland, Protettore del regno (cioè reggente a nome del re ancora minorenne) trama per estromettere l’ultra cattolica Maria Tudor e mantenere al potere della fazione protestante. Edoardo VI ha ormai i giorni contati e Jane diventa la pedina decisiva. La ragazza venne promessa a Guilford Dudley, figlio minore di Northumberland il quale, nel frattempo, ha convinto il giovane re moribondo a modificare la successione estromettendo le sue due sorelle e nominando unica erede appunto la cugina. Jane si ribella all’idea di legarsi ad una famiglia che detesta, ma furiosamente picchiata dalla madre, è costretta a cedere e il 25 maggio diventa la moglie di Guilford Dudley. Edoardo VI, convinto di salvare così l’Inghilterra dai papisti intanto, firma il nuovo atto di successione. Minato dalla tubercolosi il re si spegne il 6 luglio, ma la cricca del duca di Northumberland riesce a non far trapelare la notizia della morte e avvisa Maria che il fratello moribondo desidera vederla. Una scusa, la principessa sarebbe stata rapita e messa in condizione di non nuocere. Informata del testamento di Edoardo VI, lady Jane scoppia in un pianto disperato e fra i singhiozzi riesce solo a dire che lei a quella corona non ha nessun diritto e la legittima erede è Maria. Disperata e sconvolta Jane, prima di essere trasferita, come d’uso, alla Torre di Londra in attesa dell’incoronazione, mette in atto la sua unica ribellione nei confronti della famiglia. Nonostante le scene e le minacce di tutto l’entourage, decide, irremovibile, che il marito non sarebbe mai stato re insieme a lei. La situazione però è già disperata. Maria Tudor, che nel frattempo ha trovato numerosi sostenitori, si mette in marcia verso Londra per riprendere quello che è suo. Dopo nove giorni anche Henry Grey e la moglie abbandonano la figlia al suo destino. La nuova regina Maria, cattolica non ancora oltranzista, felice di avere recuperato il posto che le spetta per diritto, appare ben disposta nei confronti di lady Jane, strumento innocente e inconsapevole, e fa sapere che la grazia è questione di tempo. Invece la decisione della regina di sposare il futuro e cattolicissimo Filippo II di Spagna, la conseguente ribellione di Thomas Wyatt e la leggerezza di Henry Grey che pochi mesi dopo si unisce alla rivolta a nome della figlia, condannano definitivamente la piccola Jane. La sentenza, in un primo tempo sospesa, viene confermata. Nei mesi che passò nella Torre in attesa dell’esecuzione la “regina dei nove giorni” altro non fa se non studiare i libri sacri ormai convinta che la sua vita futura sarebbe stata sicuramente più serena. Sperando in una conversione al cattolicesimo la regina Maria le manda John Feckenham, decano di Saint Paul, ma lei irremovibile si avvia alla morte con la serenità e la consapevolezza di una martire. Ha un solo attimo di commovente smarrimento, quando con gli occhi già bendati non riesce a trovare il ceppo su cui appoggiare la testa “che debbo fare? Dov’è? Dov’è?” mormora angosciata, ma qualcuno, il vescovo Feckenham probabilmente, l’aiuta a chinarsi verso la morte.
Jane Gray è stata una pedina, forse anche inconsapevole della potente élite protestante – capeggiata da John Dudley duca di Northumberland – che si era enormemente arricchita dopo l’abolizione dei monasteri seguita allo scisma ed alla creazione della chiesa anglicana. La morte senza eredi diretti di Edoardo VI, l’ascesa al trono di Maria Tudor, fervente cattolica per di più legata, attraverso la madre Caterina d’Aragona, all’impero germanico ed alla Spagna di Carlo V, e quindi la prospettiva di un ristabilimento dello status quo convincono il gruppo di nobili (che dopo la morte di Enrico VIII nel 1547 ha esercitato un potere pressoché assoluto) ad agire. Ma a livello popolare, mentre Maria è ancora amata e rispettata la famiglia Dudley è profondamente odiata. Nel complotto ci rimettono la testa quasi tutti, solo Frances Brandon e le sue due figlie minori Catherine e Mary hanno salva la vita e restano a corte. Maria Tudor non se la sente di condannare la cugina e amica di infanzia (anche perché i Brandon erano sempre stati contro il divorzio di Enrico VIII) e Frances, che ha abbandonato Jane al suo destino, si risposa neanche un mese dopo la morte della figlia e del marito.