L’abito da sposa di Diana da giugno in mostra a Kensington Palace

abito di diana

L’abito da sposa di Diana è da dimenticare oppure si è trattato di una scelta perfetta, per quanto insolita ed esagerata, che ha permesso alla giovane lady di restare per sempre ben impressa nell’immaginario collettivo? Il dibattito è ancora aperto e quest’anno torna d’attualità grazie al quarantesimo anniversario di quello storico royal wedding e del sessantesimo dalla nascita della sfortunata principessa di Galles. Due eventi che saranno celebrati il primo con la presentazione dell’abito negli spazi museali di Kensington Palace e il secondo con l’inaugurazione nei Kensington Gardens di una statua voluta dai figli.

abito da sposa di diana

Ammirato, criticato, copiato e poi metaforicamente fatto a pezzi dopo la fine drammatica del matrimonio dei principi di Galles, l’abito da sposa di Diana resterà per sempre nella storia. La storia della moda ma anche in quella della monarchia inglese, dei matrimoni falliti e delle illusioni pagate a caro prezzo.

Un vestito così barocco, esagerato e ingombrante avrebbe annientato una donna meno alta e meno esile, invece Diana lo porta con enorme grazia e nel giorno delle sue nozze, il 29 luglio 1981, si trasforma in un personaggio delle favole. La giovane ex maestra d’asilo assomiglia in modo impressionante alla Cenerentola di Disney che sta per dire si il suo principe azzurro. Insomma è la sposa che tutte le ragazze dell’epoca (e anche quelle di molti anni a seguire) vorrebbero essere.

I due creatori, David ed Elizabeth Emanuel, lavorano per cinque mesi a finestre chiuse e tende abbassate, distruggendo ogni giorno disegni e bozzetti, per garantire l’effetto sorpresa; e alla fine il vestito impressiona ma soprattutto colpisce nel segno. L’abito, romantico e decisamente monumentale, ma anche molto proporzionato rispetto all’immensa navata di St. Paul, trasforma una ragazza qualunque nella principessa delle favole.

Il successo è subito planetario. Poche ore dopo alcuni negozi di Londra hanno già in vendita le copie dell’abito da sposa di Diana che, per tutto il decennio successivo, diventerà il modello per il vestito “da principessa”: gonna immensa, corpetto pieno di fronzoli ed enormi maniche a sbuffo chiuse da un fiocco.

Sul momento la celebre giornalista di moda Suzy Menkes approva senza mezzi termini: la toilette nuziale della giovane lady «è romantica e fresca». Negli anni successivi, forse anche in seguito agli scandali e alla fine drammatica di quelle nozze da favola, tanti esperti ci ripensano e iniziano a parlare di un’immensa meringa sommersa di volant, con troppi drappeggi, nastri, ruche e pizzi.

Critiche a parte è innegabile che l’immagine più forte e persistente di quel giorno sia proprio l’abito emerso immenso e glorioso dalla carrozza per diventare, nel bene e nel male, il simbolo del “matrimonio del secolo”.

David ed Elizabeth Emanuel, scelti da Diana in totale autonomia, sono lontani anni luce dal circuito dei sarti che vestono abitualmente la regina e le altre signore della royal family, il che dovrebbe essere garanzia di originalità, però non tutto va per il verso giusto. La coppia, che non ha una grande esperienza in materia di abiti da sposa e finisce con l’accettare qualsiasi idea o intromissione della sposa, commette diversi errori, ma in ogni caso quest’abito, diventato iconico nonostante i suoi molteplici difetti, apre loro le porte del successo e della fama planetaria.

L’abito da sposa di Diana è in sostanza costituito da due parti distinte: una gonna enorme, che ricorda le dame del Secondo Impero dipinte da Winterhalter, e un corpetto rivestito con preziosi pizzi antichi. Sette strati di tulle rigido sostengono la gonna in taffetà di seta color avorio, prezioso e lucido ma anche leggerissimo, che nella sua totale semplicità serve a mettere in risalto la parte superiore dell’abito coperta dai merletti appartenuti alla regina Mary, la nonna di Elisabetta II.

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I pizzi che ricoprono tutto il bustino (stretto a ogni prova perché Diana dimagrisce a vista d’occhio) ornano, insieme a larghe ruche di seta, la profonda scollatura a V chiusa da un fiocchetto e anche le enormi maniche a sbuffo, trattenute ai gomiti da grandi nastri di taffetà. I merletti della collezione reale, appartenuti alla regina Mary, sono stati realizzati alla fine dell’Ottocento in alcuni laboratori inglesi e irlandesi mentre, sempre per il principio che le spose reali devono essere un simbolo del savoir faire britannico, la seta è stata tessuta appositamente nel Dorset. A rendere tutto ancora più luccicante e prezioso sono le migliaia di paillettes e minuscole perle cucite a mano una per una in gran segreto da Elizabeth Emanuel insieme alla madre e a un’aiutante.

Il difetto più grande dell’abito da sposa di Diana però non è l’effetto meringa o montagna di panna montata, ma un calcolo errato di spazi e dimensioni. Infatti quando la sposa si appresta a salire sulla Glass Coach viene alla luce un problema non da poco.

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Nonostante le dimensioni importanti della carrozza, l’enorme vestito e il lungo strascico faticano a entrare nell’abitacolo: nel creare l’ingombrante gonna gli Emanuel non hanno tenuto conto né del mezzo di trasporto, né del fatto che Lady D. avrebbe avuto accanto il robusto conte Spencer. Il risultato è che il favoloso vestito di seta, il velo e lo strascico lungo quasi otto metri, compressi a fatica in uno spazio ridotto, escono molto stropicciati dal viaggio fino alla cattedrale di St. Paul.

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 Le due damigelle principali, Lady Sarah Armstrong Jones e India Hicks, faticheranno non poco a sistemare gonna e strascico senza riuscire a eliminare del tutto pieghe e grinze e in prima battuta verrà detto che è un effetto voluto quello della seta un po’ froissé. Non è vero, ma in fondo non importa: quando Lady Diana Spencer inizia a salire l’immensa scalinata di Saint Paul è l’immagine stessa della giovinezza e del romanticismo che con il velo scompigliato dal vento va incontro al suo destino regale.

L’abito da sposa di Diana sarà in mostra dal 3 giugno 2021 al 2 gennaio 2022 a Kensington Palace nell’ambito dell’esposizione “Royal style in the making”. Per tutti i dettagli cliccate qui 

Il celebre vestito è stato presentato per alcuni anni ad Althorp, la residenza dei conti Spencer, ed erano state avanzate diverse ipotesi su chi fossero in realtà i proprietari del prezioso cimelio. Oggi grazie alla mostra sappiano che l’abito appartiene ai figli di Diana che lo hanno prestato per l’occasione.

Il racconto delle nozze di Carlo e Diana sul mio libro Royal Wedding – Dalla regina Vittoria al principe Harry i matrimoni che hanno creato il mito della monarchia inglese.  

 

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