Anna, Enrico e Holbein, storia di un ritratto sfortunato

Che ci fa Anna di Clèves di Holbein al Louvre, precisamente nell’ala Richelieu secondo piano sezione pittori fiamminghi? Evidentemente deluso dalla moglie e anche dal suo amato Holbein, Enrico si libera del dipinto che nel 1671 un certo Eberhard Jabach vende a Luigi XIV. Dalle collezioni del Re Sole al Louvre il passo è breve.

Liquidata in fretta e furia a pochi mesi dalle nozze, Anna di Clevès, quarta moglie di Enrico VIII, salva la testa (il che, considerando il marito, è anche una buona notizia) ma fallisce miseramente gli obiettivi per i quali era stata spedita in Inghilterra. Sorella del duca di Clèves, feudatario imperiale in pessimi rapporti con Carlo V per una questione di territori, Anna deve servire da suggello all’alleanza con Enrico VIII che in quel momento sta cercando una nuova moglie politicamente interessante, ma anche dotata di un certo fascino. Nonostante l’età e la decadenza fisica (il bell’Enrico è diventato enorme), il re ha ancora pretese notevoli in fatto di donne. Si è dovuto accontentare per anni di una moglie più anziana e presto sfiorita, ma le amanti se le è sempre scelte con cura. Non fidandosi del tutto degli emissari il sovrano manda a Düsseldorf il suo pittore di fiducia, Hans Holbein il Giovane che torna a Londra con due bellissimi ritratti, quelli delle due sorelle ancora nubili del duca, Anna e Amalia. La scelta di Enrico cade sulla prima e il duca di Clèves prende l’occasione al volo, oltre a piazzare una sorella ormai venticinquenne – e per l’epoca decisamente stagionata – diventerà cognato del potente sovrano inglese. Titolare di uno Stato minuscolo incastrato fra i possedimenti degli Asburgo, Guglielmo di Clèves ha bisogno di appoggi importanti e all’epoca può contare solo sull’elettore di Sassonia, il celebre “campione della Riforma” marito dell’altra sorella Sibylla. La giovane tedescam, che non ha mai messo piede fuori dal ducato, ha ricevuto una educazione superficiale e sommaria, ma è abituata ad obbedire al fratello, parte, senza discutere, verso il suo destino inglese. Il primo approccio fra i due è un disastro, Anna non riconosce il re e per un uomo vanitoso come Enrico l’affronto è intollerabile. “Non mi piace” dichiara immediatamente il sovrano che chiede ai suoi consiglieri di trovare un modo legale per evitare le nozze e per liberarsi della ragazza. Purtroppo non c’è niente da fare, così le nozze vengono celebrate il 6 gennaio 1540. L’unione è da subito un fallimento sotto tutti i punti di vista. Anna non solo non è fisicamente all’altezza delle aspettative (anche se l’ambasciatore francese sostiene che è di media bellezza e con un’aria risoluta), ma ha una cultura estremamente limitata, mentre Enrico adora le donne vivaci ed intelligenti. La prima notte – da incubo, almeno per lo sposo – finisce con un nulla di fatto perché, a quanto riportarono i cortigiani, il re “proprio non ce la fa”. A luglio il matrimonio viene sciolto con il consenso della stessa Anna, la quale capisce subito che aria tira alla corte dei Tudor. Resterà in buoni rapporti con Enrico, ricevendo da lui il titolo un po’ surreale di “Sorella amatissima”, una lauta liquidazione (comprensiva del palazzo di Richmond e del castello di Hever) ed una ricca pensione. Non tornerà mai più in Germania troncando, per motivi di scelte religiose, i rapporti con la sua famiglia. Venti giorni dopo aver messo alla porta Anna di Clèves Enrico si risposa con la giovane, bellissima e, purtroppo per lei, molto scapestrata, Catherine Howard.
L’unico ad averci rimesso la testa in questo caso è Thomas Cromwell, consigliere di re Enrico e acceso sostenitore di queste sfortunate ed inutili nozze. Anna sopravvive di dieci anni ad Enrico e viene sepolta nell’Abbazia di Westminster dalla parte opposta della tomba di Edoardo il Confessore.

Anna, Enrico e Holbein

Holbein “il Giovane” sopravvive di poco al dipinto che aveva trae in inganno il suo principale committente che comnunque gliene vuole ma fino ad un certo punto anche perché il pittore è davvero un grande artista. Figlio di Holbein “il Vecchio” si era formato ad Augusta, la sua citta natale che all’inizio del ‘500 si era affermata come uno dei principali centri d’arte rinascimentale della Germania meridionale. Nel 1516 apre una bottega insieme al fratello Ambrosius, poi compie un viaggio di studio in Lombardia e nel nord Italia affina il suo stile. I suoi primi ritratti, di chiara matrice leonardesca, sono già esemplari per forza di penetrazione psicologica e per accuminata resa della realtà fisica dei personaggi. Lo stile di Holbein è presto inconfondibile e  accoppia la serena acquisizione di una monumentalità classica, aggiornata sulle ultime novità dell’arte italiana, e un intensissimo realismo “nordico”, una ricerca analitica, persino ossessiva del dettaglio descrittivo sotto una luce ferma e implacabile. Al 1526-28 risale il primo soggiorno in Inghilterra, favorito da Thomas More, cui fa seguito un nuovo viaggio in Italia durante il quale Holbein si confronta con i ritratti “psicologici” di Lorenzo Lotto. Il pittore si trasferisce in Inghilterra intorno nel 1531 e dal 1536 diventa ritrattista della corte reale e della aristocrazia intellettuale inglese. Con Enrico VIII l’artista tedesco stabilisce un rapporto di “complicità” intellettuale che supera gli abituali parametri del gioco di ruolo fra artista e committente.
Holbein muore nel 1543, quattro anni prima del sovrano, durante una terribile pestilenza.

Alla National Portrait Gallery c’è un altro ritratto “matrimoniale” dipinto da Holbein quando il suo sovrano era a caccia di una sposa. Cristina di Danimarca, vedova di Francesco II duca di Milano,  posa per soli tre giorni, ma l’artista riesce a coglierne l’essenza. A Enrico VIII la ragazza era piaciuta questa, ma lei rifiuta la proposta in quanto, fa sapere, ha solo una testa. “Se ne avessi due – spiega – ne offrirei volentieri una al re”. Nonostante all’epoca le notizie girassero meno in fretta di quanto non accada oggi, la fama di Barbablù del re Tudor si era diffusa a velocità supersonica.


Cristina

E’ invece al Kunsthistoriche Museum di Vienna il ritratto che Holbein fa alla terza madame Enrico VIII, Jane Seymour, madre del futuro Edoardo VI.

Holbein

La storia dei sei matrimoni  di Enrico VIII —> qui 

 

 

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