Bastardi con molta gloria. La vita straordinaria dei figli illegitimi di Carlo V

Bastardi con molta gloria, i figli di Carlo V

Li chiamavano bastardi, oppure i figli della “mano sinistra” e non avevano diritto a eredità, titoli e rendite. Frutto delle relazioni, più o meno clandestine dei sovrani, qualche volta venivano riconosciuti, spesso erano destinati, maschi e femmine, alla vita ecclesiastica, ma in generale non potevano aspirare né a grandi carriere, né a prestigiosi matrimoni. Nella folla di questi figli di serie B c’è però qualche rara e interessante eccezione che molto deve all’amore paterno. Luigi XIV per esempio, che stravede la sua prole, dopo aver legittimato i figli avuti da Madame de Montespan tenta il colpo di mano, cioè farli entrare nella linea di successione. Ma all’alba del XVIII secolo l’umanità non è pronta a riconoscere i diritti dei figli nati fuori dal matrimonio quindi, dopo la morte del re nel 1715, il Parlamento di Parigi cassa il suo testamento. Come sottile vendetta postuma si può solo constatare che gli attuali Orlèans discendono dal conte di Tolosa uno dei bastardi del Re Sole. In Inghilterra il cugino di Luigi XIV ama molte donne le quali lo rendono più volte padre e lui generoso concede a tutti terre, denaro e grandi titoli ducali, tanto che oggi la maggior parte dell’aristocrazia britanica, compresa Lady Diana Spencer, discende dai bastardi di Carlo II.

Bastardi con molta gloria, i figli di Carlo V

Fra i bastardi più famosi della storia, quelli che di gloria anzi ne ebbero parecchia e sono ancora oggi ricordati per le loro imprese, dobbiamo ricordare i due figli illegittimi dell’imperatore Carlo V. Uomo austero e religiosissimo, l’Asburgo sul cui impero “non tramonta ma il sole” non è certo ossessinato dalle donne come il suo nemico giurato Francesco I, e negli anni del matrimonio sarà fedelissimo alla moglie Isabella del Portogallo. Le distrazioni, solo due di un certo rilievo, Carlo V se le concede prima delle nozze o quando è già vedovo, ed entrambe hanno delle conseguenze.
Quando ha circa vent’anni ed è già re di Spagna e imperatore, Carlo ha una relazione con una bellissima ragazza fiamminga Johanna van der Gheynst che nel 1522 dà alla luce una bambina a cui viene imposto il nome Margherita come l’amata zia da cui è stato allevato. E a questa zia di cui si fida come nessun’altra persona il giovane imperatore consegna la piccola, che come spesso accadeva, viene subito tolta alla madre. La Governatrice dei Paesi Bassi muore nel 1530 e Carlo affida sia le province del nord che la cura della bambina alla sorella minore Maria vedova del re d’Ungheria. Queste signore, entrambe molto colte, dotate di grande intelligenza ed enorme intuito politico, nonché animatrici di una raffinata corte, sono quindi i primi modelli di potere con i quali la giovane Margherita entra in contatto: le due donne fedelissime all’imperatore, ma nello stesso tempo autonome, indipendenti, intelligenti e in un certo qual modo padrone della loro vita

Bastardi con molta gloria, la storia di Margherita d’Austria

Il destino di Margherita è comunque segnato quasi dalla nascita. Carlo V, come tutti gli Asburgo, usa i matrimoni per costruire alleanze e anche una figlia, per quanto illegittima, può essere spesa sul mercato della diplomazia. Certo la bambina non può essere promessa a un sovrano o a un principe di primo piano, ma va benissimo per uno degli irrequieti signori italiani, ad esempio il turbolento Alessandro de’ Medici al quale l’imperatore ha garantito l’appoggio militare per riconquistare Firenze. L’accordo è concluso quando Margherita ha solo sette anni, e compiuti gli undici la bambina viene trasferita a Napoli dove, accolta con tutti gli onori, perfezionerà la sua educazione in attesa di diventare la duchessa di Firenze. Le nozze vengono celebrate nel 1536 e a Firenze Margherita trova un ambiente interessante e intellettualmente stimolante, ma anche un marito impopolare, corrotto, abbastanza degenerato, totalmente dedito alle avventure amorose e per nulla interessato alle arti come era nella tradizione di casa Medici.

Margherita da Firenze a Parma

Meno di un anno dopo il matrimonio, Alessandro viene assassinato dal cugino Lorenzino e Margherita, giovanissima vedova torna a disposizione del padre il quale, in attesa di trovarle un altro marito, la “parcheggia” a Prato. Carlo V ha bisogno di consolidare l’egemonia asburgico-spagnola nella penisola italiana quindi decide di offrire la mano della figlia allora sedicenne a Ottavio Farnese, il nipote di papa Paolo III eredel del ducato di Parma e Piacenza, ma con suo sommo stupore e sconcerto, la ragazzina questa volta punta i piedi. Il fidanzato che le viene imposto ha solo tredici anni e nessun titolo prestigioso, lei non desidera muoversi dalla Toscana e anzi vorrebbe unirsi al nuovo duca Cosimo I, così scrive al padre: «Supplico a Vostra Maestà non me comanda questo per adesso, perché più presto me butterò a mare».

La giovane Asburgo è disperata e sembra irremovibile, ma non ci può opporre alla volontà dell’imperatore. La figlia di Carlo V non ritiene Ottavio Farnese, degno di lei e questo nonostante il nonno lo abbia già ricoperto di onori, incarichi, titoli e denaro. Margherita, costretta a sposarsi, viene trasferita d’ufficio a Roma dove arriva completamente vestita di nero, tanto per chiarire subito quali siano il suo umore e il suo stato d’animo. Ma la protesta di questa degna figlia dell’imperatore non finisce qui:  sposa contro la propria volontà, Margherita rifiuta di consumare le nozze. I rimbrotti del papa e le lettere severe del padre servono a poco, la giovane donna si nega a lungo a questo marito che detesta. Alla fine dovrà cedere e da questa unione iniziata così male nascono due gemelli, Carlo che muore in fasce, e Alessandro destinato a diventare uno dei più grandi condottieri dell’epoca. Con il tempo però la coppia si consolida, Margherita ammira il coraggio mostrato da Ottavio durante la riconquista di Parma  ed è pronta ad appoggiarlo totalmente; fra i due quindi si instaura una relazione fatta di comprensione, di amicizia e solidarietà. Decisa a fare gli interessi del marito e del figlio la duchessa di Parma entrerà anche in forte contrapposizione con un padre molto amato e molto ammirato. D’altronde di tutti i figli dell’imperatore lei è quella che gli assomiglia di più, hanno molte cose in comune, fra cui un carattere aperto e una grande passione per i cavalli e per la caccia.

Margherita infatti resta nel cuore dell’imperatore che la ama e la stima al punto di chiedere a Filippo II di avviare una politica di riavvicinamento con il ducato di Parma il cui erede Alessandro viene accolto a Madrid per completare la sua educazione politica e militare. Alla sorellastra Margherita, di cui riconosce l’intelligenza e apprezza l’accortezza, il re di Spagna affiderà anche il difficile governo dei Paesi Bassi; un’impresa quasi impossibile in quel periodo di grandi tensioni religiose, ma lei riesce a destreggiarsi con abilità, dando prova di moderazione in una situazione che diventa ogni giorno più incandescente. Solo quando arriva il duca d’Alba, pronto ad attuare una feroce repressione, Margherita, chiede di essere esonerata dall’incarico. Molti anni dopo la duchessa di Parma tornerà di nuovo nelle Fiandre, questa volta insieme al figlio Alessandro, ma le riottose province sono un osso duro persino per una donna come lei.

Sfinita da una vita errante al servizio degli interessi familiari, Margherita decide di ritirarsi in Abruzzo, nei feudi che fanno parte della sua dote e dove si è spesso rifugiata in cerca di silenzio e di pace. La figlia di Carlo V, che muore in totale solitudine a Ortona a Mare il 18 gennaio 1586, ha rifiutato lungo tutta la sua esistenza il ruolo di semplice strumento del potere asburgico, cercando comunque di incidere nelle vicende in cui è coinvolta e di ritagliarsi un suo specifico spazio di azione nella politica, nelle scelte culturali e religiose e anche sostenendo progetti urbanistici e architettonici. Margherita discende Elisabetta Farnese e attraverso di lei il sangue di questa indomita figlia di Carlo V scorre nelle vene dei Brbone di Spagna, di Parma e di Sicilia e di molte altre dinastie europee.

Negli anni romani Margherita, tanto per rimarcare la sua origine, si fa chiamare Madama d’Austria e il palazzo in cui vive (che appartiene ai Medici ma di cui gode l’usufrutto) diventa Palazzo Madama.  Oggi Palazzo Madama è la sede del Senato della Repubblica.

Bastardi con molta gloria, l’eroe di Lepanto

Il secondo figlio illegittimo dell’imperatore Carlo V è stato un vero grande eroe. Pieno di fascino, intelligente e romantico, il vincitore della battaglia di Lepanto finisce persino con il mettere in secondo piano l’enigmatico e rigido Filippo II, il fratellastro re Spagna che l’aveva accolto a corte su richiesta del padre morente. Eppure primi anni di don Giovanni d’Austria, nato a Ratisbona nel 1547, sono tutto fuorché splendidi. Frutto di una relazione tardiva dell’imperatore con la tedesca Barbara Blomberg, il ragazzo (battezzato alla nascita Jeronimo) è del tutto all’oscuro delle sue vere origini. Juan/Jeronimo cresce con una nutrice, senza particolari privilegi, né una educazione consona al suo rango. Riconosciuto  ufficialmente da Filippo II dopo la morte di Carlo V, condivide studi e passatempi degli altri giovani principi suoi coetanei, don Carlos, l’inquieto figlio di Filippo II e Alessandro Farnese, nipote illegittimo di Carlo V e futuro celebre condottiero. Juan è subito attratto dal mestiere delle armi e nella penisola iberica si fa notare durante la repressione della rivolta dei moriscos.

Ma don Juan d’Austria ottiene la sua consacrazione come grande condottiero nella storica battaglia di Lepanto, il “sacro macello” del 1571 contro i turchi; nel terribile scontro il figlio illegittimo dell’imperatore, comandante supremo della Lega Santa, mostra non solo la sua abilità militare, ma anche il grande carisma. Ormai è evidente che questo “rampollo della mano sinistra”, ha ereditato le doti del padre senza prenderne lo spirito triste e malinconico. Il giovane Asburgo è un leader, ma anche una forza della natura, è un giovane uomo vivace, allegro, brillante, grande tombeur del femmes. Dopo Lepanto Filippo II, forse cosciente del pericolo che può venire da questo splendido e amatissimo soldato, decide di tenerlo in un semi esilio dorato a Napoli con il miraggio di un incarico governativo nel sud dell’Italia, ma non ne fa nulla. Nel 1576 a don Juan viene affidato invece il compito di mettere ordine negli indomabili Paesi Bassi, una missione impossibile anche per lui che ha sbaragliato i turchi. Prima di ottenere qualche risultato concreto e duraturo una malattia non meglio identificata (forse tifo esantematico) se lo porta via a soli 31 anni e il sospetto che il fratellastro abbia voluto eliminare un personaggio scomodo non è mai stato del tutto cancellato.

La tomba di don Juan d'Austria all'Escorial

La tomba di uno dei bastardi con molta gloria; don Juan d’Austria riposa all’Escorial,

NB il termine bastardo oggi ha un’accezione decisamente negativa, ma non era così in passato. I figli illegittimi erano comunemente definiti bastardi e tanto per fare un esempio il fratellastro di Filiberto duca di Savoia – marito di Margherita d’Austria – portava l’insolito titolo di “Il Gran Bastardo di Savoia”.

Il titolo del post invece rielabora quello di un celebre film: “Bastardi senza gloria” che è un po’ cruento come tutte le pellicole di Quentin Tarantino, ma merita decisamente di essere visto. Qui la trama —> https://it.wikipedia.org/wiki/Bastardi_senza_gloria

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