Morphyse, la splendida modella di Bucher che conquista Luigi XV

È molto probabilmente grazie François Bucher, pittore di gran moda nella Francia di metà Settecento, che la splendida Morphyse finisce nel letto di Luigi XV. Però di questa giovane donna conturbante e deliziosa, che mostra a tutti le sue grazie stesa sui cuscini di un sofà, sappiamo davvero molto poco.

Morphyse

Davvero strano perché la storia francese  non ci ha mai risparmiato i dettagli sulle grandi amanti reali. Di Madame de Pompadour, ad esempio, conosciamo tutto o quasi: il gusto squisito, la cultura e la passione per la politica, che porta la Francia su una strada pericolosa. Lo stesso vale per madame Du Barry, ex prostituta che rallegra gli ultimi anni di Luigi XV e muore sulla ghigliottina. Invece di Marie Louise O’Murphy, della Morphyse, è molto noto soprattutto il fondoschiena roseo, morbido e conturbante perché è proprio lei l’odalisca distesa su un divano, che Bucher ritrae più volte, nuda e sempre nell’identica posa innocente però nello stesso tempo intensamente erotica.

Insomma se la bella Marie Louise-Morphyse deve la sua fama eterna a un pittore diventato specialista nel genere “nudo licenzioso” è grazie alla frenesia erotica di Luigi XV che la donna piano piano accumula una notevole fortuna. Esattamente come l’antenato Enrico IV, Luigi non sa gestire la propria sensualità; però diversaente dal Vert Galant le “Bien Aimé” è un’anima in pena, un depresso cronico che tenta di esorcizzare attraverso il sesso, vissuto in modo compulsivo, il terrore della morte. Re dall’età di 5 anni, il pronipote di Luigi XIV ha visto morire uno dietro l’altro, padre, madre, fratelli, il bisnonno e persino il suo tutore, il Reggente.

Luigi XV re di Francia

Luigi XV e l’amore

Unito giovanissimo, e per ragioni politiche, a una principessa più anziana di lui, non bella e poco sensuale, Luigi trova senza fatica distrazioni passeggere ed eccitanti, fino al giorno in cui si innamora perdutamente di una donna fuori dal comune: Jeanne Antoinette Poisson sposata Le Normand d’Etiolles. Jeanne-Antoinette è bellissima, vivace, colta, raffinata, appassionata d’arte e dotata di grande charme. Educata alla perfezione, è una habituée dei salotti parigini alla moda, conosce Voltaire e Diderot e presto ne condivide le idee. Sono la madre e un amico di famiglia (forse è il suo vero padre) a mettersi in testa che questa giovane signora, il cui marito passa opportunamente molto tempo lontano, ha tutto per piacere al re. La famiglia potrà così conquistarsi una posizione alla corte di Versailles. Il sovrano incontra la bella e giovane madame d’Etiolles nel 1745 durante una caccia nella foresta di Sénart, e se ne innamora all’istante. Il passo fra la conoscenza, l’ammirazione appassionata e il letto è veloce. Luigi fa annullare il matrimonio di Jeanne-Antoinette e la installa a Versailles, dove sarà più regina della regina vera. La neomarchesa di Pompadour brilla nella reggia: si circonda di artisti e anche di scrittori e filosofi scandalizzando i cortigiani più conservatori; assume pittori e architetti a cui affida la ristrutturazione dei suoi appartamenti – inventando di fatto quello che impropriamente viene definito stile Luigi XV – organizza feste e ricevimenti per divertire un monarca oppresso dalla tristezza e tormentato dall’angoscia . Certo Jeanne-Antoinette non riscuote solo successi: Maria Leszczynska tace rassegnata, ma i suoi figli chiamano la nuova favorita “Maman putain”, e c’è chi teme l’influenza di questa donna intelligente e acuta su un re debole e facilmente condizionabile. La Pompadour, infatti, non si limita a fare la colta mecenate (come nel caso del sostegno alla manifattura di Sèvres), ama anche immischiarsi negli affari di Stato, prendere decisioni importanti e intervenire nella nomina dei ministri.

Il “regno” di Madame de Pompadour

L’imperatrice Maria Teresa d’Austria le scrive di persona per sollecitare l’appoggio della Francia contro la Prussia e la Guerra dei Sette anni che ne deriva è un disastro, perché, nonostante l’intelligenza, la marchesa non è portata per la politica. All’epoca della guerra comunque Jeanne-Antoinette non è più l’amante del re: da sempre fragile di salute, a partire dal 1751 inizia anche ad avere seri problemi ginecologici (forse derivanti da tre aborti), che le rendono impossibile soddisfare un uomo sessualmente vorace e molto esigente. Il mestiere dell’amante reale è difficile, ce n’è sempre in giro una più bella, più giovane, più disponibile e, fra l’altro, la Pompadour non è una donna particolarmente focosa, anzi tutto il contrario. Però la marchesa resta indispensabile: unica confidente di quest’uomo chiuso, imperscrutabile e silenzioso, è la sola persona con la quale egli riesca ad aprirsi. Fra i due il legame è forte e profondo, lui la ama, non può farne a meno anche se non frequenta più il suo letto. Il diffidente sovrano si sente tranquillo e rassicurato soltanto insieme a Jeanne-Antoinette, che lo aiuta a dimenticare le opprimenti responsabilità del suo rango.

Madame de Pompadour
Il sovrano, però, deve anche soddisfare i suoi bisogni carnali ed è, quindi, costantemente in cerca di prede, ma dove sceglierle? Le dame della corte, molte delle quali si metterebbero volentieri a disposizione, vengono escluse a priori, perché finirebbero con l’invischiarlo nei loro intrighi. Anche le professioniste sono fuori gioco: Luigi XV ha il terrore delle malattie veneree e preferisce andare sul sicuro.
È a questo punto che entrano in scena le “altre”, le piccole distrazioni di una notte, scelte dalla stessa madame de Pompadour. Non potendo più soddisfare il sovrano, la marchesa sceglie le sue amanti passeggere, quelle da consumare per rapido piacere fisico e nulla più. Jeanne-Antoinette ha la paternità esclusiva di questa idea geniale? Forse no, trovare donnine facili per il sovrano è una specie di missione e i procacciatori in effetti non faticano a reclutare ragazze “perbene”, possibilmente ancora vergini (quindi teoricamente non contagiate dalle pericolose infezioni tanto temute dal re), disponibili a cedere la loro virtù in cambio di una dote sostanziosa e di una buona successiva sistemazione. Di candidate se ne trovano in abbondanza negli strati sociali più bassi, ma anche nella piccola borghesia; quelle che hanno l’onore di piacergli vengono sistemate in alcune casette non lontane da Versailles, nel quartiere del Parc aux Cerfs. Lì restano qualche settimana, un mese, un anno; non sono prigioniere, non sono schiave, la Pompadour, o chi per lei, pensa al loro benessere e alle loro necessità materiali. Luigi, che non è né perverso, né corrotto, ne “usa” una alla volta; il Parc non è un luogo di orge sfrenate come era stato il Palais Royal ai tempi del Reggente. Il sovrano è un uomo annoiato e triste, con una sensualità piuttosto spiccata che non può sfogare con la moglie, consumata dalle gravidanze, e con l’amante ufficiale, troppo spesso malata, quindi cerca diversivi sicuri e poco impegnativi.
Quando il re si stanca dell’eletta del momento (generalmente nel momento in cui rimane incinta, perché a differenza del bisnonno Luigi XIV il sovrano non è molto interessato alla sua prole della “mano sinistra”), la solerte marchesa provvede a sistemare altrove la fanciulla, spesso trovandole anche un buon marito il quale, in cambio di un’ottima dote, è disposto a chiudere un occhio sulla paternità del figlio in arrivo. Ovviamente tutti questi maneggi sono il segreto di Pulcinella a corte e il re spesso deve subire i rimbrotti e le prediche del clero e anche delle figlie zitelle.

Marie Louise O’Murphy, scoperta per caso grazie al pennello di Boucher, che ne ha immortalato le grazie acerbe, è una di queste ragazze, ma non finirà nell’ombra e sarà ricordata, se non altro nella storia dell’arte.

La scoperta di Morphyse

La conturbante fanciulla deve il cognome a un nonno irlandese, soldato nell’esercito cattolico di Giacomo II Stuart, che, verso la fine del XVII secolo, dopo la definitiva sconfitta e cacciata del suo sovrano, si rifugia in Francia, a Rouen per la precisione. Qui nel 1737 nasce Marie Louise, ultimogenita di Daniel O’Murphy e di sua moglie Marguerite, una coppia equivoca molto nota alla polizia. Lui è stato coinvolto in strane vicende di spionaggio e ricatto ai danni di Giacomo Stuart, lei si prostituisce e mette sulla stessa strada anche le figlie maggiori. Anzi, quando le sue ragazze giungono alla pubertà, vende a caro prezzo la loro verginità; quindi in famiglia il commercio del sesso è una solida e apprezzata tradizione. Marie Louise, però, si salva perché viene assunta come modella dal pittore Boucher, che sta cercando un corpo perfetto per dare forma alla sua odalisca distesa. Non è chiaro come e dove la bella O’Murphy, soprannominata “Morphyse”, abbia inconntrato Luigi le Bien-Aimé: forse Lebel, primo valletto del sovrano, vede il ritratto e propone al padrone di ricevere nel suo letto questa meraviglia, ma potrebbe essere stato il fratello della marchesa di Pompadour a notare la splendida e giovanissima modella di Boucher e a trasformarsi in ruffiano. Giacomo Casanova, nelle Memorie, racconta di essere stato lui a scoprire Marie Louise, di cui ha “goduto” senza però intaccarne la verginità. Una vera fortuna per la ragazza, il sovrano potrà averla senza mettere in pericolo la propria salute. La fanciulla viene sistemata in una delle abitazioni del Parc aux Cerfs (probabilmente al numero 20 dell’attuale rue Saint Louis) e il suo solo obbligo è quello di precipitarsi a Versailles, quando il re desidera trascorrere del tempo in sua compagnia, il che avviene abbastanza spesso.

Morphyse e il re

La relazione, molto focosa, va avanti un paio d’anni, poi nel giugno del 1754 Marie Louise mette al mondo una figlia e, credendo la sua posizione ormai consolidata, chiede di essere trasferita a Versailles, magari nell’appartamento della “vecchia” Pompadour, della quale inizia a parlar male. Ci vuole altro che un bel didietro per scalzare la marchesa: all’improvviso, una notte di novembre del 1755 Morphyse viene sfrattata dal Parc aux Cerfs e spedita a Parigi. Nel volgere di poche settimane è costretta a sposare un nobile spiantato, il conte Jacques de Beaufranchet d’Ayat, ben felice di rimpinguare le sue tasche con la ricca dote (200.000 lire, diamanti e un sontuoso corredo) della ex-amante reale. È stata la Pompadour in persona a organizzare il tutto in gran segreto, forse preoccupata per la piega che sta prendendo la vicenda e per la spudoratezza dimostrata dalla piccola amante, sempre più smaniosa di uscire allo scoperto e assumere un ruolo ufficiale. Due anni esatti dopo le nozze Marie Louise dà alla luce un bambino, ma è già vedova, perché il conte de Beaufranchet è stato ucciso in duello poche settimane prima. La bella Morphyse, comunque, non resta sola a lungo: nel 1759 un ricco finanziere, François Nicolas Lenormand, la porta all’altare e grazie al nuovo consorte non solo riannoda i fili con gli ambienti che contano, ma mette a frutto il denaro della dote, riuscendo a moltiplicare le proprie rendite. Inoltre Marie Louise trova il modo di riavvicinarsi al re, rimasto solo a seguito delle morti ravvicinate sia della Pompadour sia della moglie. La relazione riprende sempre sull’onda della sensualità e della passione e prosegue diversi anni, ma quando Morphyse è costretta ad allontanarsi da Versailles per partorire in segreto un figlio, che presumibilmente è del sovrano, il posto le viene soffiato da una nuova giovane arrivata, la spumeggiante futura contessa Du Barry. Questa seconda caduta in disgrazia è, in fondo, una vera fortuna per l’ancora affascinante O’Murphy, la quale durante ormai dimenticata durante la rivoluzione riesce a salvare la testa. Marie Louise – Morphyse avrà ancora qualche amante, si sposerà per la terza volta e morirà ricca, virtuosa e molto rispettata l’11 dicembre 1814 a Parigi, in casa della figlia Marguerite Victoire che è probabilmente frutto del “ritorno di fiamma” con Luigi XV . I discendenti della bella Morphyse sono ancora oggi molto numerosi, ma hanno chiaramente fatto intendere agli storici (fra cui Camille Pascal autore di un’interessante biografia) di non aver alcuna intenzione di ricordare la loro imbarazzante antenata.

L’Odalisca e il ritratto di Madame de Pompadour, entrambe opere di Bucher, sono conservate alla Alte Pinakoteke di Monaco

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