Maria Antonietta al cinema, tutti i film sulla vita della regina di Francia

La vita “involontariamente eroica” della sfortunata regina di Francia è stata portata spesso sul grande e piccolo schermo ecco quindi la mia personale classifica dedicata a Maria Antonietta al cinema. Questo post, scritto alcuni anni fa dopo un bellissimo viaggio a Parigi mi è stato ispirato dal personaggio che vede in questa foto.
All’imbocco della passerelle Solférino sul lato sinistro della Senna c’è, da qualche anno, un monumento a Thomas Jefferson, omaggio degli americani che (beati loro) vivono a Parigi.
Passato il ponte, la statua e un edificio governativo si imbocca rue de Lille e dopo aver girato a destra c’è il MIO hotel parigino. Quello definitivo, cercato per anni e finalmente trovato, anzi ritrovato. C’ero già stata due o tre volte negli anni ’90 ed era già piacevole, ma ora dopo la ristrutturazione è anche meglio. Fra l’altro, la camera n. 61, una delle poche singole (ma volendo ci si sta anche in due se magri) che ho avuto nel gennaio scorso è dotata di una finestra che incornicia la tour Eiffel.
La passerelle ovviamente si attraversa più e più volte al giorno e siccome io sono un pochino maniaca-ossessiva ogni volta mi ripetevo – o ripetevo alla povera Maria Paola – “ecco Jefferson in Paris”.
Perché? Ovviamente in riferimento, neanche tanto subliminale, al film di James Ivory che ho amato moltissimo e non manco di rivedere quando ripassa su qualche canale televisivo. Credo di avere anche tentato di farlo vedere a mio marito il quale, se non ricordo male, si è appisolato, confermando in modo del tutto involontario la stroncatura senza appello del Mereghetti che sarà anche bravo, ma delle volte lo butterei dalla finestra (i due tomi non lui in persona, naturalmente).
Maria Antonietta al cinema dal muto a oggi
A me la pellicola – come tutte quelle di Ivory – è piaciuta da morire, perché la storia di Jefferson mi intriga, perché Nick Nolte è straordinario, perché l’ambientazione è da brivido (con il rumore dei passi sui parquet delle vecchie dimore francesi), gli attori superbi e nel complesso mette in scena i turbamenti di un mondo che sta cambiando, ma purtroppo sono in molti non rendersene conto. Jefferson, padre della patria, futuro terzo presidente degli Stati Uniti, ambasciatore e ministro del Commercio a Parigi dal 1784 al 1789, è in una strana posizione: viene da un nuovo mondo e da una nuova nazione finalmente libera e democratica, ma è uno schiavista, con tutti i dubbi e i turbamenti del caso. Il tema di fondo, cioè lo scontro fra due culture (quella rozza ma democratica dell’americano e quella raffinata ma agonizzante di Versailles) secondo Mareghetti non emerge, anzi è soffocato “da una ricchezza scenografica ridondante”. Amen.
Ma non dirò altro, per lasciarvi, nel caso, il gusto della scoperta. Ah si, una cosa, nel ruolo della giovane figlia di Jefferson c’è una giovane Gwineth Paltrow. In “Jefferson in Paris” (1995) Maria Antonietta è altera, rigida, imbronciata ha il volto arcigno di Charlotte de Turckheim, perfetta per il ruolo nel senso che vuole dare Ivory al personaggio e alla vita di corte.
Maria Antonietta al cinema con il volto di Charlotte de Turckheim
La Turckheim comunque è in buona compagnia.La storia della regina frivola e spensierata che paga con la vita gli anni di leggerezze e il totale disinteresse per la vita spesso grama dei suoi sudditi, sembra essere stata scritta appositamente per il cinema che quindi ne ha spesso approfittato con risultati di alterno valore e interesse.
Nella pur breve esistenza di Maria Antonietta c’è tutto quello che serve a uno sceneggiatore: lo sfarzo delle corti di Austria e Francia, l’infelicità coniugale, la passione impossibile, l’amore materno, l’amicizia, il dolore e poi la morte. Nessuno scrittore, anche molto bravo, avrebbe potuto fare di meglio. Infatti, dagli albori del muto a oggi, la reine compare più di quaranta volte nella filmografia mondiale. L’immagine che prevale è quella della donna umiliata, insultata, ingiustamente imprigionata e, infine, coraggiosa davanti ai giudizi del tribunale rivoluzionario e degnissima di fronte alla morte. Un personaggio quasi perfetto per colpire – e affondare – i sentimenti degli spettatori visto che il martirio la trasforma, secondo molti storici, in una santa. La tesi ricorrente e la chiave di lettura maggiormente sfruttata è quella della donna che si stordisce nel lusso e nelle esagerazioni perché insoddisfatta, ma che in realtà ha fascino e intelligenza da vendere.
Il celebre attore e regista Sacha Guitry, autore di “Si Versailles m’était comté” – un affresco storico sulla mitica reggia – non ha dubbi: il destino della Francia sarebbe stato diverso se il popolo avesse conosciuto meglio la sua regina che era una donna splendida e gentile.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche le quattro pellicole più famose sul affaire del collier di Maria Antonietta (dirette rispettivamente da Louis Feuillade nel 1909, Camille Morlhon nel 1912, Gaston Ravel nel 1929 e Marcel L’Herbier nel 1945) che sostengono tutte l’innocenza di Maria Antonietta, vittima di una truffa organizzata da una avventuriera, la contessa de La Motte. Più sfumata la visione di Charles Shyer il quale dirige nel 2001 “L’intrigo della collana” – The Affair of the Necklace – con Hilary Swank nel ruolo di una contessa de La Motte quasi vittima contrapposta a una forte e determinata Joely Richardson/Maria Antonietta.
Due film dedicati a Cagliostro (messi in scena da Richard Oswald nel 1929 e da Gregory Ratoff nel 1949) raccontano come il celebre avventuriero avesse tentato di discreditare la regina interpretata nel primo film da Suzanne Bianchetti che veste i panni della sovrana anche nell’epico Napoleone (1925) di Abel Gance.
Nel 1938 il famoso produttore hollywodiano Irving Thalberg offre alla moglie Norma Shearer, una delle attrici più amate della sua epoca, l’occasione di vestirsi da Maria Antonietta in una super produzione diretta da W.S. Van Dyke. La sceneggiatura, alla cui stesura collabora anche Francis Scott Fitzgerald, si ispira alla biografia di Stefan Zweig che analizza il “soggetto” sulla base delle teorie psicanalitiche di Freud. Pieno di errori storici e banali semplificazioni, ma fastoso e luccicante il film è un grande successo anche perché il conte Fersen ha lo splendido physique du rôle del giovane e bellissimo Tyrone Power e tutto sommato la passioncella (non consumata) della regina, sposata a un noioso Luigi xvi (Robert Morley) può essere compresa e anche giustificata.
Nella “Marsigliese” – “La Marseillaise” – del 1938, un film interamente finanziato da una sottoscrizione pubblica, Jean Renoir, che non ha alcuna simpatia per la monarchia, accusa la regina di nefandezze tali da giustificare la rivoluzione e la sua fine sulla ghigliottina. Il regista riprende tutti i luoghi comuni e le calunnie su Maria Antonietta (Lisa Delamare): volgare idiota, crudele, traditrice, spendacciona, incestuosa. Nel film Luigi XVI è interpretato da Pierre Renoir, fratello di Jean; i due sono i figli del celebre pittore impressionista Pierre Auguste.
Quasi venti anni dopo Jean Delannoy in “Maria Antonietta regina di Francia” (1955) prende totalmente le parti della sfortunata sovrana e della famiglia reale; la consulenza dello storico Philippe Erlanger consente al regista di tracciare un ritratto a tutto tondo della moglie di Luigi XVI nella varie fasi della sua vita: bella e spensierata e poi esempio di coraggio e forza morale quando cade nelle mani dei Giacobini. La scelta dell’attrice contribuisce a rendere il film ancora più emozionante. La splendida Michèle Morgan è una Maria Antonietta prima seducente e poi drammatica; la bellezza, l’eleganza e la recitazione altamente drammatica della bellissima attrice umanizzano molto il personaggio e trasformano la regina in una vera eroina.
I cento volti della reine al cinema e in tv
Annie Ducaux, celebre attrice della Comédie française, sarà per ben due volte regina di Francia: la prima nel 1958 nell’episodio “La mort de Marie Antoinette” (diretto da Stellio Lorenzi9 che fa parte della serie televisiva di grande successo “La caméra explore le temps” realizzata con il contributo di due storici André Castelot e Alain Decaux. Cinque anni dopo l’attrice torna a vestire i panni della sovrana nella mini serie televisiva “Il cavaliere della Maison Rouge”, tratta dal romanzo di Alexandre Dumas e diretta da Claude Barma, che racconta la “cospirazione del garofano” organizzata per liberare Maria Antonietta prigioniera alla Conciergerie. Visto il successo – anche per la commovente interpretazione di Annie Ducaux – i produttori decidono di distribuire nelle sale cinematografiche una versione ridotta e adattata per il grande schermo. Il romanzo di Dumas era già stato portato al cinema da Vittorio Cottafavi nel 1953 con il titolo “ Il principe dalla maschera rossa” e Renée Saint-Cyr come Maria Antonietta.
Gli anni ’70 del Novecento puntano alla dissacrazione dei miti e la rivoluzione francese non sfugge alla rilettura in chiave ironica di Bud Yorkin che in “Fate la rivoluzione senza di noi” (1970) con Gene Wilder e Donald Sutherland propone la parodia (alla Mel Brooks di cui, fra l’altro, Wilder è uno degli attori preferiti) di un film storico con l’attrice inglese Billie Whitelaw nel ruolo di Maria Antonietta.
La televisione francese nel 1975 dedicata una serie in quattro episodi alla vita della regina che ha il volto di Geneviève Casille e il risultato è un affresco storico, spettacolare e fastoso (158 attori, 500 comparse, quasi 1000 costumi) che traccia abbastanza fedelmente la vita di Maria Antonietta pur inserendo alcuni aspetti romanzati. In questo “Marie Antoinette” televisivo (diretto da Guy Lefranc) la sovrana è la solita ragazza frivola, spendacciona ed egoista, solo la fine drammatica riesca a dare di lei una immagine diversa. L’operazione ha un grande successo anche se qualcuno noterà che lo sceneggiato è una specie di favola alla rovescia che finisce con il contribuire alla dissacrazione della monarchia.
Nel 1982 Ettore Scola dirige il “Il mondo nuovo” – La nuit de Varennes – che racconta la notte in cui la famiglia reale tenta di abbandonare la Francia, ma nella realtà la fuga è solo un pretesto per parlare di altro, cioè della fine di un mondo e del nuovo corso della storia.
Il bicentenario della Rivoluzione francese celebrato in pompa magna nel 1989, è l’occasione per molti film a tema e diverse serie televisive.
Il monumento a Jefferson e dietro la passerelle Solférino
Nella “Rivoluzione francese” (kolosal per la tv di Robert Enrico) la Maria Antonietta di Jane Seymour è quasi solo una comparsa, mentre nella “Austriaca” – diretto da Pierre Granier-Deferre e sceneggiato da ancora una volta da Alain Decaux e André Castelot a partire dalle minute del processo – la regina è il commovente personaggio principale. Ute Lemper interpreta in modo superbo la regina martire spogliata della sua corona ed eroica davanti alla morte ingiusta. In “Maria Antonietta, regina di un solo amore” (1989) Caroline Huppert sembra voler riabilitare la regina che ha il bellissimo volto di Emanuelle Béart.
Maria Antonietta non può mancare in un film dedicato alla vita avventurosa dello scrittore Pierre Augustin Caron de Beaumarchais considerato uno dei precursori della rivoluzione francese. Nell’ “Insolente” – L’insolent Beaumarchais 1996 di Edouard Molinaro – la reine ha il volto di Judith Godrèche e svolge un ruolo non da poco: è lei che legge al marito “Le nozze di Figaro” e il sovrano sconvolto decide di far arrestare l’autore.
La Maria Antonietta di Sofia Coppola
Il molto pubblicizzato e criticato “Marie Antoinette” (2006) di Sophia Coppola, con Kirsten Durst nel ruolo della regina, non è un film storico in senso stretto. Pur raccontando la vicenda della sovrana francese lungo un arco di vent’anni, la Coppola si concentra sull’immagine di adolescente smarrita alla quale accorda l’affettuosa complicità che si tributa a chi viene sentito simile. Non a caso la regista ha rielaborato personalmente il “carattere” di Maria Antonietta, a partire da una biografia di Antonia Fraser.
Sempre nel 2006, forse per sfruttare l’onda di interesse provocata dal film della Coppola, escono due docu-film dedicati alla vita di Maria Antonietta, il primo con produzione franco americana è diretto da David Grubin, il secondo, per la regina di Frances Leclerc e Yves Simoneau è interpretato da Karine Vanasse. Nel 2009 il regista Arnaud Sélignac firma il secondo episodio della serie “Ce jour-là tout a changé” dedicata alle cinque giornate che hanno cambiato la storia francese: “L’évasion de Louis XVI” (con Estelle Skornik nel ruolo dell’ormai ex sovrana) racconta la fuga di Varenne. Queste produzioni storiche a metà fra il film e il documentario riscuotono molto successo e nel 2011 è la volta di “Louis XVI, l’homme qui ne voulait pas être roi” di Thierry Binisti (Maria Antonietta è Raphaëlle Agogué) terza parte di una trilogia dedicata a Versailles (“Versailles le rêve d’un roi” e “Louis XV, le soleil noir”) che cerca di ricostruire la biografia dell’ultimo sovrano senza tutti i luoghi comuni più banali.
“Les adieux à la reine” (2012) di Benoît Jacquot è la più recente pellicola che vede Maria Antonietta al cinema (la reine qui ha il volto Diane Kruger) ed è tratta dal romanzo “Addio mia regina” di Chantal Thomas nel quale la storica immagina gli intrighi di corte nel luglio 1789.
Maria Antonietta è la protagonista anche di molti documentari, docu-fiction e lavori teatrali, ma appare anche in una famosa serie manga “La rosa di Versailles”, più noto in Italia come “Lady Oscar” creato da Riyoko Ikeda, a partire dal 1973, e poi trasformato in anime, nel 1979, con la regia di Osamu Dezaki. La Ikeda, affascinata dalla biografia di Stefan Zweig, decide di creare una storia sulla regina, inizialmente personaggio principale del manga, poi essere eclissato, nella seconda parte dell’opera, da Oscar François de Jarjayes, giovane aristocratica allevata come uomo e ufficiale delle Guardie Reali.
Maria Antonietta al cinema la trovate anche nel film “Billets pour Trianon” ma per saperne di più leggete qui
Ringrazio come sempre l’amica Alice Mortali che oltre ad avere organizzato il bellissimo tour dedicato alla reine, si è confrontata spesso con me sul tema Maria Antonietta al cinema.
Le foto di Jefferson in Paris sono dei fermo immagine dal film, le foto di Parigi sono le mie.