Isabella d’Este, la primadonna del Rinascimento italiano

Isabella d’Este marchesa di Mantova è la primadonna assoluta del Rinascimento italiano, anzi è una vera star. A suo confronto Carolina nata Grimaldi, risposata Hannover, è una dilettante del jet set e della moda. Idem Rania di Giordania e tutte le altre belle e bellissime signore dei circoli reali con trono o senza. La palma di prima grande royal trend setter della storia spetta ad un’altra nobil signora che ai suoi tempi fu, oltre che mente politica di tutto rispetto, una vera star. La star assoluta e indiscussa del Rinascimento italiano. Davanti a Isabella d’Este, in Gonzaga, quindi marchesa di Mantova, si sono inchinati ossequiosi Leonardo da Vinci e Tiziano, Ariosto e Baldassar Castiglione, cioè la crème de la crème dell’epoca. Per non dire poi del reverenziale rispetto che avevano verso di lei Papi, sovrani e ambasciatori, poiché la signora, a cui il marito Federico impegnato in imprese militari lascia spesso il governo del piccolo stato, è anche leggermente irascibile e decisamente poco accomodante. Nata a Ferrara nel 1474, promessa sposa a soli sei anni, per rinsaldare i legami d’amicizia con i vicini, Isabella è una bambina prodigio che gli orgogliosissimi genitori avviano presto allo studio delle lingue antiche e della retorica. Si sposa nel 1490, mette al mondo sette figli, chiude un occhio sulle scappatelle del vivace marito (la più nota quella con la di lei cognata Lucrezia Borgia), accoglie nella sua brillantissima corte poeti ed artisti (dà rifugio a Leonardo in fuga da Milano, il quale però, capito al volo il carattere un tantino possessivo e tendente all’esclusivo della sua ospite, preferisce salutare in fretta e andarsene), raccoglie opere d’arte e libri. Gioca a anche scacchi e il matematico fra’ Luca Pacioli le dedica un trattato sull’argomento. Isabella d’Este è, fra le altre cose, una corrispondente eccezionale, scrive per sollecitare la consegna di dipinti (al Perugino invia qualcosa come 53 lettere e lui alla fine, per togliersela di torno, si rassegna a firmare il dipinto meno riuscito della sua carriera), scrive alla cognata ed intima amica Elisabetta Gonzaga, infelice moglie di Guidobaldo da Montefeltro duca di Urbino, scrive alla figlia Eleonora, nuova duchessa di Urbino.
Isabella d’Este nel ritratto a sanguigna di Leonardo da Vinci
Donna di comando, intelligentissima, astuta e manipolatrice – perfetta insomma per esercitare la politica in quei tempi di macchinazioni, congiure e alleanze continuamente fatte e disfatte – tiene testa a personaggi come Cesare Borgia, ma entra in conflitto con il figlio nuovo sovrano. In tutto ciò e nonostante i primi anni del ‘500 non siano per l’Italia in periodo tranquillo, Isabella riesce anche a dettare legge sulla moda del tempo inventando infiniti accorgimenti negli abiti, negli accessori e nella cosmetica, diffonde la moda del toupet, trova la formula di deliziosi profumi e sperimenta un antenato del dentifricio. E’ una delle prime grandi dame a portare i calençon, cioè le mutande, ed in una divertente lettera a Baldassar Castiglione racconta proprio dello sprofondamento del palco dove lei si trovava insieme ad altre signore le quali “fecero un bel vedere che erano senza calzoni; noi per fortuna li avevamo”. Di questo personaggio straordinario, che i contemporanei definirono “specchio della moda”, “regina del gusto” o addirittura “prima donna del mondo”, ci resta il ritratto (conservato al Kunsthistoriches Museum di Vienna) che Tiziano realizza intorno al 1534 quando lei è già sessantenne. Il pittore veneto “ricorda” una Isabella d’Este nel pieno della bellezza slanciata, occhi neri, fronte serena, capelli biondissimi, vestita con un gusto ed una classe indiscutibili. Ma al di là dell’aspetto fisico emerge, fra le righe, soprattutto il carattere della gentildonna perché tutta la figura emana intelligenza e nobiltà, accentuate dall’accuratissima acconciatura, dai preziosi orecchini di perle, dalla stola di ermellino. Leonardo, notoriamente meno avvezzo alle cortigianerie, lascia della marchesa un disegno preparatorio a sanguigna (conservato al Museo del Louvre) che non diventerà mai un dipinto, ma pochi tratti sono sufficienti per delineare la personalità fuori dal comune di questa donna decisamente in anticipo sui tempi.
Isabella d’Este – i libri
A chi volesse approfondire la vita di Isabella d’Este consiglio prima di tutto “Rinascimento Privato” di Maria Bellonci e poi “La signora del Rinascimento” di Daniela Pizzagalli, non sono biografie nel senso stretto del termine, ma storie “romanzate”; quello della Bellonci è un grande classico anche se il suo stile è un po’ desueto e la lettura non sempre scorrevole. Infine l’amica Cristina suggerisce “La duchessa di Milano” di Michael Ennis dedicato alla sorella di Isabella, Beatrice moglie di Ludovico il Moro.
Vi segnalo inoltre il recentissimo “Isabella e Lucrezia, le due cognate” di Alessandra Necci, una doppia biografia che tratteggia le vite di due delle più famose protagoniste del Rinascimento italiano, Isabella d’Este marchesa di Mantova e Lucrezia Borgia duchessa di Ferrara, cognate in virtù del terzo matrimonio di Lucrezia con Alfonso d’Este fratello di Isabella. Erede di una grande dinastia, sottile stratega capace di vincere le più difficili partite dello scacchiere italiano, mecenate e collezionista, Isabella incarna il prototipo della donna politica cerebrale e ragionatrice, che antepone l’interesse dello Stato agli affetti. Lucrezia, figlia di un papa controverso e “carnale” come Alessandro VI, è invece capace di intense passioni e forti sentimenti, ma all’occorrenza si dimostra un’accorta governante e arriva a contendere a Isabella il primato di mecenate più celebrata della penisola. Le due cognate incrociano le loro esistenze con quelle dei maggiori personaggi del tempo, incarnando due diversi e significativi prototipi di “dame di potere e di corte”. Attraverso Isabella e Lucrezia, inoltre, il libro racconta nel dettaglio l’Italia dell’Umanesimo e del Rinascimento, mettendone in evidenza la grandezza e la tragicità, gli splendori e le miserie, la complessità e le contraddizioni, gli individualismi e i particolarismi che le impediranno per molti secoli ancora di divenire uno stato unitario. È, dunque, una biografia ma anche un’analisi politica, che attraverso lo studio del passato, delle Signorie, del papato, dell’impero, dei regni nazionali, serve a comprendere meglio l’Italia di oggi. Perché la storia, come direbbe Benedetto Croce, “è sempre storia contemporanea”.